Tra Madre e Figlia – di Johanna Vennemann

La madre è sempre la madre si dice, non solo in Italia. Ma che cosa succede, se la madre viene interpellata in quanto donna – interpellata da parte della figlia su che cosa significa essere, diventare donna? Lacan è il primo ad essersi occupato del desiderio della donna nella madre, là dove si parlava sempre solo dell’amore della madre … Il desiderio della madre – in quanto donna – che nella formula della metafora paterna trova il suo significante nel nome del padre, nel fallo.

Nel divenire donna di una figlia invece, ci troviamo ancora su un altro livello: quello del corpo e del godimento di questo corpo.

Come una ragazza, una figlia diventa una donna? – o – Che cosa può impedire ad una figlia di diventare una donna adulta, non più dipendente dai suoi genitori ed i loro sostituti? E come può autorizzarsi donna nel senso di un’autorizzazione al desiderio sessuale in atto, cioè al godimento? È chiaro che la bambina piccola guarda dapprima la madre nella sua femminilità e nel suo desiderio per un uomo, il padre per esempio. Ma come ci dimostra l’esperienza psicanalitica, non basta identificarsi con la madre. La domanda invece riguarda il corpo della madre rispetto al corpo della figlia e il loro godimento.

Sin dalla nascita vi è l’introduzione ad un erotismo, tramite le cure del corpo del piccolo che per la madre può anche valere come “bambola erotica”. Questa sessualità alla quale la madre introduce il bambino, viene poi, dice Freud, proibita… il che è una prima ragione di ambivalenza nei sentimenti verso di lei.

Se il desiderio della madre è un enigma, il godimento, come anche il corpo materno è opaco e osceno.

Pensare che la madre, perché dello stesso sesso della figlia, possa trasmettere qualcosa a quest’ultima, è un’illusione – non vi è comune misura, non vi è trasmissione come avviene tra padre e figlio. L’elemento terzo, il fallo, che rende possibile una trasmissione non basta a questo livello del confronto del corpo femminile.

È anche qui che l’osservazione di Lacan che non vi è significante per la donna trova il suo peso.

Nel suo scritto sulla SESSUALITA’ FEMMINILE Freud si meraviglia quando scopre la strana consistenza del legame che unisce la figlia alla madre. “Bisogna ammettere la possibilità, scrive, che un certo numero di esseri femminili rimangono bloccate nel legame originario con la madre e non arrivano mai ad una vera svolta verso l’uomo.”

Leggiamo: per diventare una donna per un uomo la figlia deve staccarsi dalla madre e la madre deve lasciare che la figlia futura donna le sia strappata.

Nel seminario ETOURDIT Lacan dà un nome particolare a questo rapporto di una donna – nel suo divenire donna – con la propria madre: RAVAGE devastazione – e dice che l’esperienza dell’Edipo contrasta dolorosamente con: “…il fatto del RAVAGE, della devastazione, in cui per la maggior parte delle donne consiste il rapporto con la propria madre, dalla quale lei sembra attendere, in quanto donna, più sussistenza che dal padre…”

Marie Magdeleine Lessana, analista parigina, ha dedicato un libro al RAVAGE chiamato per l’appunto – “ENTRE MERE E FILLE – UN RAVAGE” “Tra madre e figlia – una devastazione”. E’ questo aspetto della relazione tra madre e figlia che mi ha interessato.

M.M. Lessana dice “Che la figlia allora si rivolge alla madre o ad un’altra donna per trovare i punti di repere di ciò che l’aspetta, che abbia con lei una tormentosa, passionale relazione amorosa minata da rimproveri di sentirsi troppo o mal amata, che abbia delle curiosità sul godimento erotico di sua madre in quanto enigma che prende come misura, che sia tormentata dall’approccio del corpo femminile – luogo del desiderabile osceno e affascinante – tutto questo costituisce forse ciò di cui la parola RAVAGE fa eco. La devastazione RAVAGE è una prova da attraversare e se ciò non succede il divenire donna di una figlia è gravemente compromesso.”

La parola francese RAVAGE (devastazione) ha la stessa radice etimologica – cioè RAVIR – di RAVISSEMENT rapimento essere rapito, nello sguardo – fascino sino all’estasi e di RAVINEMENT: corrosione, devastazione.

Il RAVAGE tra madre e figlia contiene tutti e due gli aspetti della parola francese.

Le RAVISSEMENT viene magistralmente descritto da Marguerite Duras in IL RAPIMENTE DI LOL V. STEIN – LE RAVISSEMENT DE LOL V. STEIN.

Lì a una figlia appare l’immagine folgorante – perché desiderabile e desiderante – di un’altra donna il cui bagliore porta in sé la promessa di un godimento insondabile. Al posto del femminile in quanto continente nero, interrogato dalla psicanalisi, là dove Freud reperisce un nascosto attaccamento alla madre, si profila un corpo erotico che rapisce, un flash che parassita la donna e che può diventare persecutorio. Ma, sottolinea M.M Lessana, è un’immagine di corpo di donna desiderabile edificato in un posto dove non vi è né identità sessuale, né trasmissione di tratti femminili tra madre e figlia.

Se viene interpellato lo specchio questo non dà nessuna immagine del godimento femminile. Calza qui l’espressione che la figlia si debba fare la propria pelle, che non ha da aspettarsi niente dalla madre.

Il lato devastante del RAVAGE, ci riporta alla controparte dell’immenso amore per e della madre, inibito nella meta – sessuale – e perciò sempre insoddisfatto: la controparte si chiama odio, un odio che non può non essere che rimosso e inammissibile. Ora: Il fattore decisivo all’opera nel RAVAGE sembra dovuto al fatto che madre e figlia si siano confrontate direttamente all’odio tra di loro.

Il RAVAGE subentra nel momento in cui il corpo della figlia mostra i primi segni del suo divenire donna e desiderabile per un uomo. In questo subbuglio del corpo la figlia chiederebbe alla madre di – p.es. potersi identificare con lei – di avere delle direttive. Questo fatto non incide solo sulla ragazza ma anche o soprattutto sulla madre. È un tormento per lei che segnala una rinuncia: non la rinuncia al proprio potere di seduzione da dover cedere alla figlia, ma la rinuncia ai piaceri erotici materni della prima infanzia, quelli del nutrimento, della sorveglianza, dell’avvolgimento. È uno strappo che lascia la madre ferita; è l’insopportabilità del fatto che la figlia accetti di lasciarla perché un altro la ami meglio – il che non significa necessariamente di più – meglio perché può amarla anche sessualmente.

Ricordate la storia di Proserpina e sua madre Cerere? A Cerere o Demetra, madre della terra viene rapita la figlia Proserpina da Hade o Plutone; nella ricerca di ritrovare e riavere la figlia Cerere lascia che tutta la fertilità della terra si prosciughi. Quando la trova, deve scoprire che nel frattempo Proserpina ha mangiato il melograno GRENADE – conosciuto l’amore – e vuole rimanere dal suo uomo.

Nel RAVAGE si tratta dell’erotismo del legame tra madre e figlia, riguarda tutte e due ma non in modo simmetrico. Non è un duello, non una rivalità – che sarebbe fallica -; è invece l’esperienza che consiste a dare corpo all’odio torturante, sordo, presente nell’amore esclusivo tra loro due tramite l’espressione di un’aggressività diretta. La devastazione RAVAGE si gioca tra le due donne toccate dall’immagine dello splendore di un corpo di donna desiderato da un uomo. Rivela l’impossibile armonia del loro amore che si urta all’impossibile attività sessuale tra di loro.

Il RAVAGE rompe con l’illusione che madre e figlia abbiano qualcosa in comune come un’esperienza erotica o un’immagine, è la prova effettiva dell’impossibilità di una comunità di esperienza femminile.

La prova, l’esperienza si situa nel luogo stesso in cui l’identificazione è impossibile: è là che sopravviene la rabbia, l’affollamento, l’eccesso, che possono cristallizzarsi in eventi persecutori. È l’esperienza in atto della trasmissione impossibile del sesso. Concerne invece un godimento errante che si manifesta sotto forma di un’immagine persecutrice. Il danno, la lesione del corpo tramite l’attentato fatto a questa immagine è una prova di consistenza. Se la caduta del carattere persecutorio dell’immagine ha luogo, il corpo viene iscritto come luogo dove avviene un godimento non più errante bensì “suo proprio”.

Il RAVAGE si risolve quando nel corso della dolorosa esperienza la figlia raggiunge l’immagine che la perseguita di modo che la persecuzione sparisce.

Che l’esperienza della devastazione viene attraversata dipende dal fatto che madre e figlia si siano confrontate direttamente all’odio tra di loro.

Può succedere invece che la figlia non riesce a farlo: che p. es. rimane catturata nel rapimento, nel fascino dell’immagine dell’altra donna, unica a saper vivere un desiderio in atto. Può anche capitare che non riesce ad affrontare il ricatto di una madre che la tiene legata con la minaccia di malattia e morte.

Il rapporto è tanto più devastante che la figlia, futura donna, ha preso il posto “unico” per sua madre, tra gli altri bambini o centri di interesse. Questa figlia cristallizza per la madre un tentativo a trattare la propria questione di qualcosa che non può sostenere per sé stessa.

In nessuno di questi casi è possibile farsi la propria pelle – autorizzarsi a desiderare.

Freud ha detto che qui l’analisi trova un suo limite – bella sfida per noi.

Freud ha anche affermato che vi sia un’unica libido per entrambi i sessi, quella fallica. Lacan aggiungerà che ciò non basta – ed è qui che si colloca il RAVAGE. Nel punto in cui si tratta dell’impossibile trasmissione del sesso, perché in quel punto che riguarda il godimento femminile tra madre e figlia non vi è elemento terzo, fallo, che li dividerebbe o che ne farebbe una coppia.

 

Johanna Vennemann