L’angoscia nel caso letterario: Hoffmann, Maupassant, Cechov – di Amalia Mele – Sabato 13 giugno (11.00) – Via dei Riari 78, Trastevere

sabato 13 giugno 2015

Relatori: Amalia Mele

Nel Seminario X L’angoscia c’è un elogio della finzione letteraria che fa eco a quello che Freud mostra nel saggio il Perturbante.
Lacan, sulla scorta di Freud, ringrazia la finzione letteraria, la prende come guida nel suo dare stabilità a delle esperienze fuggevoli, una stabilità che dipende da una migliore articolazione che la scrittura è in grado di compiere: «Non per niente Freud insiste sulla dimensione essenziale che il campo della finzione dà alla nostra esperienza dell’unheimlich.
Nella realtà questa è troppo fugace. La finzione la dimostra molto meglio, la produce anche come effetto in un modo più stabile, perché meglio articolato. È una sorta di punto ideale, ma quanto prezioso per noi! Tale effetto ci permette infatti di vedere la funzione del fantasma». La scrittura macina fantasmi e Lacan, alla prima pagina del Seminario X, ci dice che la struttura del fantasma
è quella dell’angoscia, fantasma e angoscia sono in effetti la stessa cosa. Nell’angoscia e nel fantasma sono convocati gli stessi elementi che formano la struttura: «[…] per quanto riguarda quella struttura così essenziale che si chiama fantasma. Vedrete che la struttura dell’angoscia non se ne discosta molto, dal momento che è proprio la stessa» Nel Seminario X L’angoscia ciò che caratterizza l’oggetto è la sua presenza, e non la sua assenza. Nel Seminario IV La relazione d’oggetto, con la serie frustrazione – privazione ­– castrazione, l’oggetto si declinava in quanto assente. Nel Seminario X L’angoscia l’oggetto sorge nella sua modalità di presenza e di unheimlich, di inquietante estraneità. Il riferimento a testi letterari come L’uomo della sabbia di Hoffmann e l’Horladi Maupassant, ci consente di incontrare questo oggetto, che sorge là dove non dovrebbe essere, come un meno che si fa più. Il segno incontrovertibile di questo incontro è l’angoscia. L’esperienza analitica permette di far apparire al cuore dell’esperienza soggettiva dell’angoscia un oggetto «nuovo», che è comunque quello che orienta il desiderio del soggetto, a sua insaputa. L’interesse che Lacan, dopo Freud, e ogni psicoanalista nella sua pratica, ha in maniera così speciale per l’affetto dell’angoscia, riguarda questa dimensione dell’angoscia come «l’affetto che non
inganna»: là dove sorge l’angoscia, là si trova per il soggetto l’oggetto che causa il suo desiderio e che non riconosce. Chechov letto con Lacan ci consente di cogliere la differenza tra la paura, fenomeno di marca immaginaria, e l’angoscia. Nella paura: «non c’è nessuna minaccia, manca la caratteristica dell’angoscia nel senso che il soggetto non è né stretto in una morsa, né coinvolto, né
interessato nella sua sfera più intima».

Bibliografia
essenziale:

A.P. Chechov, Paura, Stampa alternativa, Roma, 1996.

A.P. Chechov, Spaventi in Racconti e teatro, Sansoni Editore, Firenze 1966.

G. de Maupassant, L’Horla, 1886, tr. it. a cura di G. D. Bonino, Racconti dell’incubo, Einaudi, Torino 1993

S. Freud, Il perturbante, 1919, op. cit., vol. 9

E. T. A. Hoffmann, L’uomo della sabbia, 1815, tr. it. di E. Pocar, L’uomo della sabbia e altri racconti, BUR, Rizzoli, Milano 1998

J. Lacan, Il Seminario, Libro X, L’angoscia, 1962-1963, tr. it. di A. Di Ciaccia e A. Succetti, Einaudi, Torino 2007

dove: Via dei Riari, 78

quando: sabato 13 giugno 2015, ore 11:00

info: Per info: ph.3477475703

e-mail: info@lacanlab.it