Misafà Lesafa – da una lingua all’altra

Editori Internazionali Riuniti

Qual è la mia lingua materna? Non so rispondere. È forse la lingua di casa, delle mie prime parole, oppure l’altra lingua, quella della strada, di scuola, la lingua che ho imparato a leggere e a scrivere? (Nurith Aviv)

Roma, Editori Riuniti – 2011

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Misafà lesafà, in ebraico, Da una lingua all’altra in italiano, è il titolo del film di Nurith Aviv – regista israeliana che vive e lavora a Parigi – proiettato questa sera presso il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebrai- che Italiane. Alla proiezione seguirà il dibattito.
I promotori dell’iniziativa sono l’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE LACANIANA ROMA, il DIPARTIMENTO EDUCAZIONE E CULTURA DELL’UNIONE DELLE CO- MUNITÀ EBRAICHE ITALIANE, la FONDAZIONE ROMA, 16 OTTOBRE 1943.
Si tratta di cinquantacinque minuti di interviste a intellettuali israeliani provenienti da tutto il mondo che, originari di lingue diverse, approdano in un’altra lingua, come fosse un’altra patria. Sono artisti immigrati da Ger- mania, Russia, Francia e Ungheria; dall’Iraq e dal Marocco ma anche dalla vicinissima Cisgiordania. Tutti si ritrovano, per motivi diversi, a cambiare lingua e, nello specifico, a dover parlare, usare e condividere l’ebraico come loro “lingua madre”. Esplorare la ricchezza e i significati molteplici di questo territorio linguistico, non privo di conflitti e metafora del rapporto con la vita stessa, è quello che Nurith Aviv cerca di offrirci attraverso una sequenza poetica di confessioni, monologhi che scorrono assieme alle immagini di un paesaggio che cambia di volta in volta. Alla fine si esce emozionati, con una fotografia di Israele diversa da quella che normalmente siamo abituati a vedere, ovvero un’Israele fatta di persone portatrici di più mondi e di unaloro personalissima sintesi, ma soprattutto è l’immagine di una grande spe- ranza: quella di poter approdare in una patria che non è necessariamente quella materna; la patria qui non è più la dimora dove si nasce, ma è dove si approda, non senza sofferenza, non senza esilio. Essa è il luogo dove si sceglie di vivere, costruire e condividere un futuro. Questo è forse uno dei messaggi più commoventi e universali del film.
Editori Internazionali Riuniti ha pubblicato la traduzione del testo francese.