Dott. Jean Paul Hiltenbrand – Le pulsioni

Sabato 13 aprile 2013

Laboratorio Freudiano – Roma – Via Corsini, 3

Dott. Jean Paul Hiltenbrand

Le pulsioni

 

Dr.ssa Muriel Drazien :  abbiamo un ospite di grande riguardo che è venuto da Grenoble per stare con noi oggi, il dott. Hiltenbrand, che anima un grande gruppo di allievi a Grenoble nell’ambito della scuola Rone Alpes, che è affiliata all’Associazione Lacaniana Internazionale, come noi.  E una scuola distaccata nella regione Rone Alpes al centro sud della Francia. Il dott. Hiltenbrand da molti anni lavora con questo gruppo, che è anche il gruppo al quale fanno riferimento Christian Rey e la nostra Françoise Rey che abbiamo sentito ieri.  E un gruppo che lavora moltissimo, anche con gruppi di Parigi, anche noi cerchiamo di collaborare il più possibile con tutti i gruppi nazionali italiani e anche all’estero. Vogliamo che ciò che noi facciamo sia aperto sul lavoro degli altri e vogliamo avere anche noi questo apporto che è frutto del lavoro degli altri nelle diverse località. Questo è il disegno della nostra associazione in Italia, di fare si che non rimaniamo isolati nel nostro lavoro ma che possiamo fare riferimento a quello che fanno a Torino, Napoli, Milano e vogliamo tener presente tutta la ricchezza che questo ci porta. Dopo questo annuncio, diciamo politico, abbiamo una grossa questione che verrà trattata oggi, come voi sapete, le pulsioni in psicoanalisi. E una questione che non abbiamo mai trattato qui nell’ambito del Laboratorio. E una questione molto complicata sulla quale il dott. Hiltebrand lavora da molti anni e ci permetterà di individuare ciò che è pertinente alla questione delle strutture, che noi abbiamo messo allo studio quest’anno. Vediamo in qual modo la grossa questione delle pulsioni ci permette di orientarsi meglio anche in altre questioni che abbiamo già posto, il fantasma per esempio, ne abbiamo parlato ampiamente quando è venuta M. Fiumanò, ne abbiamo parlato ieri sera assieme a Françoise Rey a proposito del massochismo e ne abbiamo avuto nel mese di dicembre il dott. Tyszler che ha parlato della scrittura del fantasma. Abbiamo studiato questioni affini alle pulsioni e avremo molte questioni sicuramente visto che il dott. Hiltenbrand introduce una questione che non abbiamo trattato frontalmente, abbiamo parlato di vari derivati. Spero che qualcuno abbia aperto i testi che abbiamo indicato per la preparazione di questa conferenza. Avremo molte domande sicuramente. Cos’altro posso aggiungere? solo dire che in questi quattro concetti che Lacan ha trattato nel suo seminario, le pulsioni occupano un posto particolare nella teoria psicoanalitica assieme alla ripetizione, l’inconscio ed il transfer. Lacan ha messo le pulsioni al centro delle  nostre preoccupazioni psicanalitiche. Con questa piccola introduzione voglio lasciare la parola finalmente al nostro ospite che è qui per noi per portare tutto ciò che è frutto della sua ricerca e per rispondere anche alle nostre domande.

JPH: grazie di avermi invitato. La pulsione è una costruzione di Freud, è un mito indispensabile, trieb è la parola tedesca che significa spinta, è una costruzione teorica, Lacan parlerà di montaggio, che non ha nulla a che vedere con l’istinto, così come abusivamente è stato tradotto nella lingua inglesa. La pulsione riguarda esclusivamente il sessuale, è un fatto fondamentale, ed è il motivo per il quale Lacan nel seminario XI ha collocato la pulsione come un’articolazione fra l’icc ed il sessuale. La pulsione come concetto è destinato a rendere conto della relazione dell’Icc con il corpo sessuale e dall’altra parte è destinato a cercare di cogliere la nozione di energia, energia che vediamo all’opera nella cura, che tira alla cura, così come appare nella clinica del desiderio. In una nota del 1905 di Freud nei Tre saggi, Freud fa questa constatazione: la differenza più evidente tra la vita amorosa del mondo antico e la nostra risiede probabilmente nel fatto che gli antichi mettono l’accento sulla pulsione stessa mentre noi la mettiamo sull’oggetto. Gli antichi celebravano la pulsione mentre noi disprezziamo l’attività pulsionale a vantaggio delle qualità riconosciute all’oggetto. In quest’osservazione introduttiva, a Freud gli possiamo dare completamente ragione per il fatto di sottolineare questa differenza perché dal momento che se consultate la filosofia antica – cosa che ho fatto- troverete la parola dinamis, energia, ma mai il termine oggetto. Il termine oggetto non esiste nella filosofia greca antica. Gli specialisti che comunque cercano di ritrovare questa nozione di oggetto suggeriscono che il termine antikaimenon, doveva disegnare qualche cosa che riguarda la cosa. E se consultiamo poi la lingua latina antica, quella di Roma, troviamo objaceo, che è un verbo intransitivo che significa essere sdraiato davanti, stare in piedi, opporsi, objacte,objacten, obiac, obbiettamentum, è la accusa, obiezio è mettere davanti, opporsi, obiettare, obietto è anche mettere davanti, buttare in faccia, esporre a un pericolo, obietus significa sempre mettere davanti, offrisi allo sguardo,obicio è gettarsi davanti, gettare alle bestie feroci, porre davanti in funzione di protezione, costruire un riparo, smarrimento ma anche ispirare terrore. Vi rendete conto che etimologicamente nemmeno nella lingua latina esiste questo termine d’oggetto. Bisognerà attendere il 1300 affinché il termine oggetto appaia nella lingua giuridica. Vedete bene come la parola oggetto in opposizione a quella di pulsione ha una nascita tardiva nella nostra civiltà e, come diceva Freud, questo oggetto è diventato imperialista nella nostra cultura, tanto che fino al 1300 D.C. questa nozione non esisteva. Esisteva sotto una forma più complessa nel senso di obiezione. Ad esempio in San Agostino si trova il senso di obiettare nel senso di impedire di vedere, Sant’Agostino si trova al V secolo D.C. Se il termine di oggetto non esisteva nella cultura greco latina e il fatto che noi oggi siamo ossessionati dall’oggetto e dal termine di objeteval, cioè, di elezione dell’oggetto, con tutta l’ambiguità che potete cogliere nell’etimologia della parola, possiamo capire come mai Freud sia stato condotto a costruire questo mito e perché abbia dovuto inventare il Trieb, la pulsione, e cercare di costruire una teoria attorno a questo. Questa teoria è necessaria per stabilire il legame tra desiderio e Inconscio, tra energia e la spinta sessuale, tra l’energia e la funzione del significante, perché l’energia è una forza e la funzione del significante è un elemento della lingua e quindi dobbiamo cercare qualche cosa che caratterizzi il parlessere e non tanto la dimensione animale dell’uomo.  E allo stesso tempo questa definizione della pulsione è giustamente ciò che ci permette di collocare la divisione del soggetto nei confronti della sua causa. Vedete bene quindi subito la complessità di questa nozione di pulsione e il perché Lacan l’abbia inserito fra i suoi quattro concetti. Ecco tutta la posta in gioco di questo concetto di pulsione. Ma non vengo a Roma per tenere una lezione sulla rilettura della teoria della pulsione, della libido in Freud, vi lascio leggere il testo di Lacan che è giustamente difficile perché l’uditore, il lettore, non ha necessariamente la concezione freudiana della pulsione. Troverete in Freud un testo molto interessante e molto importante, si tratta di un testo che fa parte delle nuove conferenze del 1933 che s’intitola “angoscia e vita pulsionale”. Vedrete come Freud costruisca la relazione fra la pulsione e la struttura inconscia. Quindi non voglio riprendere tutte queste implicazioni teoriche, poiché avete tutti i testi italiani a vostra disposizione. Quindi quello che vi propongo è di prendere un caso di patologia della nostra clinica e che cercheremo di spiegare in tutti i suoi dettagli. E lo sceglierò espressamente legato alla vostra cultura, alla cultura latina, che si presenta in modo molto intenso, forse un po’ meno intenso da noi in Francia, una cultura che chiamerò cannibale e materna; é una clinica che non esisteva praticamente cinquanta anni fa. Quando facevo i miei studi da Israel, avevo un amico che faceva una tesi e che attraverso 2000 dossier clinici ha trovato solamente due casi, nel 1960. Mentre oggi questa patologia la ascoltiamo quotidianamente sul nostro divano e, quindi si pone il motivo del perché di questa esplosione di questa patologia e perché è devenuta così frequente, ed è questo che cercherò di spiegarvi a proposito della pulsione. Avete indovinato di cosa vi parlerò, canibalico e materno?. Vi parlerò della bulimia. La bulimia perché è la pura espressione della pulsione orale. Ancora una piccola parentesi, ciò che è strano è che la prima descrizione della bulimia non è stata data dalla psichiatria o dalla psicanalisi, è stata data da Chester Himes nel 1943, un autore di romanzi polizieschi che ha fatto la prima descrizione della bulimia alla fine della seconda guerra mondiale. No mi ricordo più il titolo di questo libro, è eccezionale. Vi descriverò prima il quadro, ma lo conoscerete tutti. L’episodio comincia con un tormento ossessionante apparentemente senza oggetto, con angoscia, e poi questa persona si isola e si abbandona ad un ingestione massiva ed eteroclita di alimenti. Poi vomita in un orgasmo gastroesofageo che la riporta alla calma per un po’ di tempo. Ecco il quadro clinico ridotto fermamente a quella che è la esecuzione di una pulsione, preceduto da un piccolo episodio angosciante. Da un punto di vista sessuale è solitamente frigida, la sua relazione con l’uomo è tormentata perché si trova in una grande domanda di affetto nei confronti di questo uomo. Il rapporto con sua madre è solitamente violento, tempestoso, segnato da episodi di separazione e di conciliazione, ed è una modalità di relazione che continua poi anche con il proprio partner di maniera identica, con il quale comunque cerca di vivere. Un punto importante da sottolineare in questa clinica è che si tratta di ragazze intelligenti, capaci di consacrare moltissima energia alla loro attività professionale, di riuscirvi, ad essere apprezzate nell’ambiente professionale, potremo dire che tutto per loro funziona bene nella vita sociale, a condizione che non vi fosse questo terribile sintomo, umiliante, non padroneggiabile e, che spesso resta segreto. Ho delle esperienze di cura nelle quali vengo a conoscenza di questi episodi di bulimia soltanto dopo quattro o cinque anni di cura. Questo sintomo non fa altro che riprodurre ciò che Lacan definisce come la grande bocca aperta della nostra civiltà di consumo. E questa sorta di mimetismo fra cultura e sintomo, infatti, che fa si che la bulimica sembra da un punto di vista sociale ben adattata e perfettamente a suo aggio in questa società. La questione che si pone allora è da dove venga questo disaggio? perché la ragazza solitamente ha avuto un infanzia serena, talora secreta, solitamente anche è una studentessa brillante a scuola, ed è arrivata senza grandi problemi all’età adulta. E effettivamente quando ricostruiamo la sua storia all’interno di una cura tutto sembra relativamente liscio, nessun trauma, nessun tormento sessuale durante l’infanzia, nessun tipo di litigio di grande rilevanza con i suoi familiari, anche con la madre, forse qualche delusione che però è stata velocemente cancellata. Non troviamo nulla a parte questo sintomo barocco che fa problema nella sua vita attuale e che la vergogna. Nonostante abbia bisogno di molti anni di cura per arrivare a confessare ciò. E se spingo questo quadro clinico in questo paradosso è per farvi sentire che cosa? che è stato edificasi un muro di difesa e che la causa di tutto ciò è stata riciclata durante gli anni e che provvisoriamente abbiamo poche tracce apparenti nella storia della ragazza. Possiamo supporre che qualche cosa è stato gravemente rimosso. Abbiamo soltanto infatti una manifestazione reale in atto, la cui ripetizione ci conduce al sospetto che si tratti di una ripetizione ceca di una marca simbolica, questa è la definizione anche del sintomo. A questo si aggiunge il carattere irreprensibile non controllabile, di una forza, di una spinta che subisce la paziente senza potervi sfuggire, situazione che definisce la presenza e la messa in opera di una pulsione, che la costringe, e tutto ciò è senza piacere e senza soddisfacimento, è una macchinazione senza causa apparente. La paziente quando è con il suo amico, il suo amante, con il suo marito, va al ristorante e mangia normalmente, dal momento che l’accesso bulinino è rigorosamente solitario e segreto, e quindi spesso ignorato dalle persone vicine, vale a dire, senza testimone, il contrario della sintomatologia isterica che domanda sempre un testimone. Vediamo bene che non ci troviamo nella patologia della nevrosi ma di qualcosa altro. La paziente ha consapevolezza che c’è una pulsione che va avanti apertamente, ma questa pulsione non mostra nulla del suo senso, della sua significazione. Vi ricordo la rappresentazione che Lacan fa nel suo seminario, la funzione della pulsione è fare un giro, nessuna significazione, nessun senso, la pulsione designa semplicemente un processo, una dynamis, una energia, ma che non svela nulla da sola, è una pura energia in atto legata ad un impossibile. Capiamo ora perché Freud sia stato costretto a riprendere la tradizione antica. Nel 1915 Freud ci dice, dieci anni dopo la citazione che ho fatto, che è la questione più importante della psicanalisi ma la meno compiuta. Abbiamo quindi un sintomo totalmente opaco, ininterpretabile, e che non dipende da nessun avvenimento esterno. La paziente vi descrive un automatismo completamente autonomo, senza emozioni particolari, senza affetto senso non questa famosa vergogna. Talvolta c’è una recrudescenza delle crisi, talora invece una tranquillità, talora la paziente passa per fasi di abbandono, di protesta, si dispera, prende il suo slancio, ricade nella disperazione e, la ricerca annamnestica, la ricerca di significanti particolari, tutto ciò non porta a nulla. Il solo indizio che persiste è la domanda nei confronti dell’uomo che frequenta, sempre con lo stesso risultato, ossia, la frustrazione. La cura sembra immobilizzata in questo contesto mentre nella vita esterna prende delle iniziative, ci riesce molto bene. Il solo segno che abbiamo è che vi è una relazione che ci sta ora volentieri nella dimensione aggressiva, di rivalità, ossia vediamo apparire nella clinica un elemento immaginario, con tutti gli altri, ossia i sentimenti di gelosia, di dispetto, ma in generale ben assunti, ben consapevoli, ma generalmente questi sintomi di aggressività non ci portano nulla riguardo alla patologia dell’oralità che ci testimonia. Quindi se ve l’ho ben descritto voinvedete come il quadro sia immobile e, constatate che dopo tre o quattro anni, non siete per nulla informati su tutti questi elementi della pulsione di Freud. La pulsione resta muta e gli psicanalisti, come la paziente, sono davanti ad un reale, ad un impossibile. Ci troviamo di fronte ad una constatazione fondamentale per la psicanalisi, ossia, che la clinica immediata non ci da tutti gli elementi. Fino a questo punto vi ho fatto un lavoro da psichiatra, comunque uno psichiatra che ascolta i suoi pazienti, cosa che diventa sempre più rara, penso anche in Italia. ma finora, se volete, vi ho fatto un lavoro di psicologia clinica, e vedete bene come la psicologia clinica non ci permetta di avanzare in questa spinta. Abbiamo bisogno quindi di altri elementi per interpretare questa patologia.

Per cominciare a rispondere a tali difficoltà vi darò prima di tutto una definizione che non è mia esattamente ma che è il condensato del lavoro sia di Freud sia di Lacan, e di altri associati eventualmente. Questo condensato lo troverete nel volume pubblicato nella lezione 2 del volume pubblicato, ed è ciò che ho chiamato la clinica della domanda. Una pulsione è una energia che appartiene al parlessere, ossia, a qualcuno che è iscritto prima di tutto nella parola e nel linguaggio. E per questo che Lacan ha impedito la traduzione del termino tedesco trieb in istinto, come gli inglesi. C’è da qualche parte una relazione tra la parola e la fisiologia, il corpo fisiologico e le zone erogene, il corpo biologico e la funzione significante; funzione significante che non risiede su un unico significante manifesto, un significante concreto che potremo reperire nella clinica. Il problema è giustamente che ci troviamo di fronte ad un significante perduto che s’iscrive come un buco nella catena significante; è per questo che non possiamo interpretare la pulsione, non possiamo reperire un significante perché siamo di fronte al segno di un buco. Ecco quanto da dire rispetto alla struttura principale: tra la parola e il corpo fisiologico, un buco. Tra qualche cosa di simbolico e qualche cosa che appartiene all’immaginario, un buco reale, e abbiamo già in questo caso l’attuazione di R.S. I. La caratteristica nel parlessere è proprio il fatto che la pulsione, ossia questa energia, è sempre associata ad una modalità di parola, ad un fatto di linguaggio. Ed è proprio questo primo annodamento, nodo, che è importante, e questo fatto interviene dopo la prima ora dopo la nascita, ossia l’annodamento di un fatto fisiologico con il linguaggio. Comincio proprio dall’inizio, il bambino e la madre. Evidentemente l’infans non parla fin dal primo giorno, lo scambio con la madre avviene in un sistema idiomatico che la madre comprende. Il linguaggio idiomatico è interpretato dalla madre, vale a dire, che è fatto di grida, di gesti motori, di segni diversi, ma non ancora da significanti. La sette, la fame, le necessità fisiologiche, attraversano questo linguaggio idiomatico. E’ importante questo linguaggio idiomatico, è il primo segno di comprensione fra il bambino e la madre, non è propriamente detto un linguaggio ma è fatto di intuizione. Ma in questo dispositivo vi è del lato materno il discorso dell’Altro, che è un discorso organizzato ed è grazie a questo discorso organizzato dell’Altro che questo discorso idiomatico acquista senso. In questa relazione discorsiva complessa in cui da un lato c’è una lingua stabilita, con la sua grammatica, i suoi dizionari, ecc , e dall’altro lato c’è uno straniero che non parla la lingua della madre. Così come quando arriva uno immigrato d’Africa, si trovano esattamente nella stessa situazione e, questo spiega come mai l’immigrato ha più tendenza a vivere secondo le pulsioni piuttosto che il linguaggio. Quindi alla domanda del bambino, che Freud aveva qualificato come una necessità vitale, in questa dimensione della derelizione, il bambino in questa situazione formula una domanda, alla quale però non è detto che necessariamente venga risposto, dal momento che per rapporto alla madre il bambino si esprime in una lingua straniera. Nella clinica dei bambini ci viene riferito come la madre può non comprendere quello che il bambino volesse, questo dimostra molto bene che il bambino per lei è uno straniero. E sapete poi bene che anche quando il bambino è entrato nel linguaggio la sua domanda non troverà una risposta esatta. C’è qualche cosa di perso nella domanda, che non riguarda soltanto cosa chieda il bambino, è una questione che deve restare aperta, ma significa anche che in ogni domanda appare un buco, il buco che abbiamo appena segnalato poco fa e, che nel mio seminario indico con una x. In ogni domanda c’è una x perduta. Questo non è necessario illustrarlo attraverso il caso del bambino. Quando facciamo una domanda di analisi, chi viene a formulare una domanda non sa che cosa domanda, nemmeno l’analista lo sa, ed è la cura che cercherà di rispondere a questa x che è stata già perduta all’inizio. Per questo Lacan nel suo seminario spiega che la pulsione ha qualcosa a che vedere con il desiderio dell’analista, o meglio, più precisamente il concetto di pulsione riguarda la funzione del desiderio dell’analista. Ve lo spiego, lo demostro: se ammettiamo che in una domanda di analisi vi sia comunque una x perduta, è questa x che va a costituire il desiderio dell’analista nella cura. Ecco perché Lacan dice che la pulsione riguarda il desiderio dell’analista e per questo è nei quattro concetti fondamentali. Freud evidentemente non poteva fare questo perché? perché non aveva la nozione di reale, il concetto di reale. Invece noi sappiamo che il reale appare nella domanda in modo obbligatorio. Ogni domanda forma un buco ed è questo che bisogna avere presente nella domanda, è la sua matrice centrale. Questo buco è reale e resterà iscritto in maniera definitiva nel linguaggio del soggetto. Sapete che talora nella nostra clinica incontriamo persone che non possono fare una domanda. Nella loro vita privata, intima, anche nella loro vita sociale, sono davanti a questo sbarramento e non sono in grado di fare una domanda, semplicemente perché hanno instaurato una difesa contro il buco ed è un processo che, se riflettete adesso, è il processo della castrazione. Per formulare una domanda bisogna che accetti di avere perduto qualche cosa. Questa è la definizione che Lacan fa della castrazione, ecco perché Lacan dice spesso che appunto non è una grande forbice che viene a tagliare qualche cosa. Il rifiuto di domandare è una difesa contro la castrazione, ossia, il rifiuto di mostrarsi con una beanza. Ecco, nella domanda di analisi avviene la stessa cosa, salvo che in questo caso, nella domanda di analisi, appare come un buco nel sapere. Ma questo buco nel sapere, è lo stesso buco che si vede nella domanda orale, anale, ecc, si tratta sempre di un buco e che appare quindi regolarmente. Dal momento in cui questo buco è ammesso a essere all’origine e che Freud l’ha chiamato fin dall’inizio come godimento perduto, che questo buco è materializzato nella catena significante, che Lacan ha dimostrato nella catena di Markoff, questa catena in cui c’è sempre un’elemento che vi è interdetto, ossia in qualunque modo si faccia girare il sistema vi è sempre un buco che appare, e questo buco nella lingua, nella domanda, ecc, è rapportato al buco anatomico: la bocca, l’anno, le orecchie, gli occhi. Qui potrete cominciare ad intravedere la ragione della dimensione erogena di questi bordi anatomici nel parlessere. Il linguaggio viene ad interpretare all’interno della catena significante questi buchi anatomici, è un’interpretazione a cui ci obbliga il linguaggio del parlessere. Questa è la funzione fondamentale della pulsione, è portare quest’interpretazione sul buco anatomico, erogeno, da parte di una energia. La pulsione è l’interpretazione tra il buco nel linguaggio ed il buco anatomico, la pulsione è l’interpretazione tra questi due buchi nel parlessere. Per questo tra il bisogno fisiologico, Lacan dirà che la domanda si attacca al bisogno, ossia, la domanda si libera del bisogno fisiologico. Perché sono due processi paralleli ma è un’altra dimensione: quella del bisogno fisiologico è la dimensione animale, il buco nella domanda è un buco nella catena significante, e la pulsione riunisce le due dimensioni.

C.A: il linguaggio idiomatico tra la mamma e il bambino a qualcosa a che vedere con lalingua?

JP H: si, ma non è una versione de lalangue, è all’origine de lalangue. Questo linguaggio idiomatico tra il bambino e la madre, sono i primi rudimenti de la lingua e l’essere contenuto in questo sistema idiomatico, di lettere, di oggetti diversi, di cui è fatto il linguaggio. Bisogna comunque sottolineare qualcosa. Sapete bene che tra un testo trascritto, una volta che è messo sulla carta, che cosa si è perso? l’intonazione, la singolarità della voce, il ritmo, tutte cose che appartengono alla parola e alla lingua, l’accento che pongo su certe parole non lo ritroverete nel testo, e tutto questo appartiene al linguaggio idiomatico e a lalingua. Lacan per molto tempo ha vietato la trascrizione, la difusione del suo seminario scritto, non voleva che ci fossero degli appunti scritti del suo seminario, erano chiusi a chiave in una biblioteca dell’Ecole Freudienne, e non potevate consultare le trascrizioni. Perché appunto, c’è qualche cosa che passa e non è necessariamente il testo tale e quale. Quando nella cura, ad esempio, facciamo un interpretazione, anche noi lacaniani talora facciamo una piccola interpretazione, ma questa interpretazione non è legata al contenuto della parola ma sappiamo bene che può essere fatta dagli effetti della voce. Comprendete bene che ciò che chiamiamo la catena significante, la parte scientifica linguistica della cosa, è qualche cosa di completamente differente della lingua viva. Guardate bene la teoria linguistica di Noam Chomsky, la grammatica generativa. Chomsky presentava una teoria secondo la quale vi è in ogni lingua un modo generativo di costruire una frase. E formidabile avere inventato questo ma il problema è che non è una lingua viva. E si se ne è accorti nel momenti in cui nei computer si sono costruiti dei sistemi di traduzione automatica, perché? perché una lingua non è fatta semplicemente di significanti freddi che si dispongono uno accanto all’altro. Quindi la teoria di Chomsky è un fantasma scientifico che riguarda il linguaggio, e tutte le costruzioni scientifiche sul linguaggio sono false. Utili forse perché sapete che ci sono dei sistemi di trascrizione automatica del linguaggio sul computer. Quando tengo il mio seminari a Grenoble, il giorno dopo ricevo per email il mio seminario trascritto. Ma se non siete l’autore del testo lo non potete comprendere. C’è un programma del computer, basta dargli la voce e dopo un anno di pratica arriva a scrivere qualcosa di quello che posso dire. Quindi all’interno di ogni lingua c’è un sistema, potremo dire, informatico, studiato fin dall’invenzione della comunicazione telefonica di Bell, ossia, restituire una lingua a cento chilometri di distanza, è questa la base del pensiero scientifico della comunicazione. E su questo Chomsky a fatto un lavoro interessante dal momento che mostra che la lingua ha una certa struttura ma che tutto ciò che riguarda lalingua in una sola parola come dice Lacan, sfugge a questo studio scientifico. La linguistica, quella di Jakobson, di Hjelmslev, di tutta la scuola di Praga e di Mosca, ossia tutto questo approccio scientifico esploso dopo la seconda guerra mondiale, legati agli studi sull’afasia, perché l’afasia che è una malattia di distruzione dei lobuli parieto-temporale mostra che ci sono diversi tipi di afasia: una che si svolge nella metonimia, un’altra nella metafora, ossia, a partire delle figure retoriche inventate nel XVII secolo, e quindi comunque interessante vedere come questi apporti delle neuroscienze vengono a collimare con quelli degli studi di retorica, possibilità che Freud non aveva. Freud ha studiato le afasie ma non aveva la teoria delle figure retoriche dei troppi da porre sulle afasie. La linguistica quando Freud descrisse il suo testo sulle afasie non esisteva come teoria, quindi ne “L’interpretazione dei sogni” ha dovuto inventare le due regole d’interpretazione metaforica e metonimica. Ma tutto questo è un momento di effetto sulla linguistica. Ormai la linguistica oggi è finita perché il campo oggi della parola e del testo ha dimenticato tutta la questione de lalingua (in un unica parola). E oggi, psichiatri, psicanalisti, psicologi, non sanno che cosa funzioni nella lingua, salvo la neurologia, che ha qualche sospetto su queste questioni. Perché? perché da molto tempo la neurologia è confrontata con un problema che non è stato mai risolto: la differenza tra una lingua conosciuta e una lingua famigliare, ossia, la lingua della madre e la lingua degli altri. Sappiamo oggi che il cervello identifica queste due lingue, è inverosimile. Ma la neurobiologia, per esempio, è incapace di affrontare questo problema e ci sono neurologi che s’interessano non tanto all’organo ma alle funzioni del cervello, che è una concezione diversa rispetto al cervello così come solitamente si descrive da un punto di vista topografico. Non possiamo lavorare con le neuroscienze perché ciò che sappiamo sulle funzioni cerebrali non corrisponde alla topografia anatomica del cervello delle neuroscienze. Potete avere un incidente neurologico, un’arteria cerebrale che si ostruisce, ossia, un’emiplegia. Sappiamo oggi che possiamo riparare l’afasia con un cervello che resta colpito (questo non capita in tutti i casi) ma sappiamo che ci sono delle possibilità di riparazione di una funzione, non del cervello dal punto di vista anatomico. Per la lingua è la stessa cosa, nella lingua c’è la dimensione della funzione e la dimensione della struttura. E per questo che Lacan ha inventato questo termine un po’ barbaro, lalingua, e che mette da un lato la struttura linguistica metaforica e metonimia. Rileggete questo testo e vedrete che rimette in questione questa concezione metaforica e metonimia, attraverso questo concetto de lalingua. Nel 1974, a Roma, Lacan a fatto una rivoluzione che è passata inosservata, perché questa oscillazione che Lacan introduce è nel discorso di Roma, La troisième. Leggete quel testo con attenzione e vedrete che é terribile perché abbiamo sempre funzionato con la struttura linguistica metafora, metonimia e là, Lacan ci introduce la funzione, ossia, qualcosa di completamente diverso. Sappiamo che questa storia di funzione e di struttura è ciò che ostacola il progresso perché i funzionalisti e gli strutturalisti non arrivano a mettersi d’accordo perché si tratta di due scienze fondamentalmente diverse. Nella pulsione avviene la stessa cosa, ritroviamo questo paradosso: o prendete la pulsione dal lato dell’energya oppure prendete la pulsione dal lato del parlessere. Bisogna capire bene che questi due aspetti vanno conservati assieme.

J V: queste pazienti bulimiche perché fanno un analisi?

JP H. Perché hanno questo sintomo segreto che le tormenta.

MD: Lei non ha enunciato la domanda iniziale di questa paziente, per quale ragione è venuta a cercarla? e qual’è stata questa domanda?

JP H: La domanda di questa paziente era un disagio col suo amico. Riguarda sia le risposte che questo amico fa alle sue domande, ci ritornerò fra poco, e poi, il problema era che non poteva restare per due settimane con il suo amico. Bisognava tornare ad abbuffassi da lei. Ho un altra paziente che ha la stessa situazione, attende a casa che suo compagno sia partito per il lavoro, mangia, vomita e va al lavoro un ora dopo. E come una droga che manca, anche la droga funziona come la pulsione. La droga è stranea alla funzione del parlessere, perché è una domanda fisiologica, non è più una domanda verbale, la droga non fa buco. La mancanza di droga non fa buco è una mancanza fisiologica, bisogna impedire qualsiasi interpretazione che rende equivalente la droga e l’oralità. Sono due cose che si assomigliano, in certe donne avete proprio delle compulsioni di shopping, anche se non compra nulla, deve passare tutto il pomeriggio in negozi. C’è una similitudine costante che troverete nel funzionamento della pulsione con la consolazione. Non vi do la radice etimologica della parola consolazione, consummation(inglese) – consumare (italiano), c’è un’assonanza che indica la similitudine tra la consumazione orale, commerciale, altra. Vedete bene come in tutta l’Europa tutti in nostri governi siano preoccupati per il consumo, vi rendete conto che è un fatto di governo. La nostra cultura è completamente organizzata dal sistema della pulsioni. Dal lato della pulsione anale, siamo completamente sommersi dalla questione dello scarto, e anche qui riguarda appunto una decisione politica, quella di come sbarazzarsi dei nostri scarti. E questo fa si che la nevrosi ossessiva sia ben iscritta nell’ecologia, la gestione degli scarti. Potete scrivere un libro su questo, tutti i parasintomi della nostra cultura e le pulsioni.

In uno dei miei seminari raccontavo che cosa ci rimane come testimonianza dell’uomo primitivo nelle caverne: delle immagini. Vi meravigliate che con lo sviluppo della scienza avete delle immagini ovunque e come la nostra società sia affascinata dalle immagini. Questa mattina a colazione in hotel, assieme alla macchina del caffè, ha accesso gli schermi della televisione che erano nella sala. Da quando avete gli occhi aperti mettiamo in movimento le immagini. Vedete bene la pulsione scopica in questo caso. Così come quelli che camminano con le cuffie per strada. Vedete come tutta la nostra civiltà sia organizzata attraverso il sistema pulsionale, tanto da rendere la nostra cultura idiota. Chi legge ancora dei libri? è terribile, le case editrici sono proprio in difficoltà, non è vero che siano difficoltà economiche, è l’assenza di lettori che crea le difficoltà. Vent’anni fa, un saggio di qualità in Francia si vendeva tra i diecimila e ventimila esemplari. Oggi, le edizioni specializzate nei saggi specifici arrivano a vendere tra cinquecento e mille trecento esemplari. Questo avviene perché nella nostra cultura c’è un cambiamento radicale, insensibile ai nostri rapporti con la pulsione. Vi rendete conto? i greci e i latini non sapevano cosa fosse un oggetto perché non avevano la parola mentre noi viviamo soltanto su oggetti, ma dietro l’oggetto come vi ho spiegato vi è la pulsione. Non vediamo più la pulsione, è normale che compriamo tutti questi piccoli oggetti, tutti questi strumenti, apparecchi, hanno gli schermi televisivi dappertutto e anche i bambini. Hanno una cultura dell’immagine e l’oggetto sguardo diventa fondamentale. E questo significa che non avrete più nessuna possibilità senno di occuparvi della vostra estetica, perché la necessità non è quella di assomigliare l’immagine della vostra amata ma ai canoni planetari. Non siamo più schiacciati dalle leggi, dalle regole, ma dalle norme, dai canoni della bellezza, della vita ideale. Qualcuno, l’altro giorno, mi faceva una domanda a titolo privato, su quale sia la buona vita? Gli ho risposto: una vita senza cellulare. Semplicemente per mostrargli come fossimo sballottati da questo nella nostra vita. Questa è la pulsione, è là, presente ma non apparente. In qualche modo, Freud comunque come lo segnala nel suo testo, ritorna ad una concezione antica, prima dell’oggetto. Bisognerebbe scrivere un libro sulla nascita dell’oggetto, perché il 1300?. Ritorno alla questione della lingua. Siamo passati dal latino, di Cicerone, alle cosiddette lingue vernacolari, ovvero, l’italiano, lo spagnolo, il francese, ossia, ogni entità nazionale aveva la sua lingua vernacolare. Per esempio, i passaggi tra la lingua autonoma locale, per esempio, come la lingua dei galli e dei celti ha dato origine al francese. La lingua spagnola è stata mescolata con le lingue dei popoli che avevano invaso il territorio iberico. Ma come siamo arrivati all’italiano definitivo? al tedesco o al francese definitivo? ve lo dico perché è un fatto storico che non sottolineano frequentemente: il latino in Francia si è progressivamente perso a partire dall’anno 600. Soltanto il 5 % della popolazione francese poteva leggere Sant’Agostino, che scriveva in latino, Sant’Agostino che appunto era bilingue. Il francese vernacolare è stato riconosciuto ed imposto dal decreto del 1380, tra queste due date, tra il 600 e il 1380 circa, sono passati dieci secoli in cui non si poteva parlare una lingua stabile e il latino si era perso, ma siamo sopravvissuti con una lingua. La mia interpretazione personale è che ciò che ha mantenuto per dieci secoli la possibilità di parlare, pur essendo delle lingue eterogenee, nella maggior parte dei casi e del tempo non scritte, la mia interpretazione è che questo è potuto avvenire perché esiste lalingua. Ed è proprio questo sistema idiomatico tra la madre e il bambino. Principi e re non sapevano scrivere in latino e parlavano una lingua che non aveva nulla a che vedere con il latino antico. Per molti secoli abbiamo funzionato con lingue che non avevano struttura, nessun tipo di grammatica, nulla. Sapete la data della prima grande grammatica spagnola? è facile da ricordare: 1492, ossia, l’invenzione dell’America. La grammatica italiana data da quando? 1525 e, la grammatica tedesca è collegata alla fondazione della nazione tedesca. Quello che si chiamava “alto tedesco”, perché era un tedesco che esisteva assieme ad altre lingue ma distinto. I genovesi non comprendevano il veneziano, pur essendo una lingua latina. Siciliano, calabrese, ecc. Vedete quindi che questa lingua idiomatica ha la sua importanza pur non essendo definita nelle istituzioni di linguistica. Questo ci permette di dare anche una visione meno pessimistica delle difficoltà scolastiche dei ragazzi oggi. Non bisogna disperarsi su una lingua perché c’è sempre lalingua, che secondo la mia interpretazione è di carattere idiomatico. Lacan lo lascia intuire, non lo dice, ma fa capire che essa non obbedisce più al gioco della metafora e la metonimia ma al gioco della lettera.

C.Rey: è una questione che mi pongo spesso a proposito della scrittura di Lacan della pulsione: S punzione D: il punzone in questa scrittura ha la stessa funzione che ha nella scrittura del fantasma? come potremo fare un legame fra la pulsione e la bulimia? che ne è della pulsione nella bulimia? Potremo parlare di una clinica del punzone nel fantasma così come nella pulsione? e che ne è della pulsione in questa clinica, e per esempio nella bulimia?

M D: Lacan ha indicato che la pulsione indica il rapporto con l’inconscio. Penso che il punzone è un collegamento con l’inconscio.

C.Rey: si, ma la questione del punzone nel fantasma la rileggerei con la questione del fallo. Ma nella pulsione?

JP H.: ritornerò su questa questione, è importante. Ma dobbiamo un po’ avanzare nella clinica della domanda. Lo ritroverete in qualche seminario che ho già fatto qualche anno fa e che riprenderò.

 

Per continuare nello sviluppo e nella descrizione, e rispondere, giustamente, alla questione di C. Rey,evidentemente si pone la questione di come questa domanda iniziale, originaria, come da questa noipassiamo a questo oggetto piccolo a, ossia, come passiamo dalla cultura Antica a quella Moderna, così come Freud l’ha segnalato. Ecco, ciò che bisogna prima di tutto reperire, è che ciò che avviene tra la madre e il bambino, e tra il bambino e la madre, è l’attuazione di una coppia erogena. È certo che la pulsione orale,anale e tutte le altre pulsioni, non funzionano in maniera completamente autonoma, ma bisogna comprendereche nello stesso tempo che il bambino soddisfa i propri bisogni fisiologici, c’è un contatto corpo a corpo,erotico con la madre. E sappiamo che clinicamente quando questo contatto non ha luogo, è molto spesso unproblema psichico. È questa parte di questo corpo a corpo erotico del bambino con la madre che subisce la rimozione. Ciò che vi è di più scandaloso nel parlessere è questa relazione incestuosa primitiva. Ed è questa quella ad essere stata scoperta e affermata da Freud. Perché se descrivo la relazione orale tra il bambino e la madre, questa non è che una parte della dimensione erotica, è la parte erotico-orale, e come immaginate, questa dimensione non è molto rimossa. Ma dietro vi sta la relazione sessuata con la madre e, che condizionerà anche il divenire del bambino. Questo per dire come la pulsione orale non sia mai isolata. E se evochiamo la relazione erotica tra il bambino e la madre non facciamo altro che far entrare che cosa, nulla altro che la funzione fallica, che non è supportata da una pulsione, non esiste una pulsione fallica. Il fallo è un’entità che appartiene al linguaggio. Lacan lo precisa proprio ne La Terza, il godimento fallico è un godimento nella parola e fuori dal corpo. Mentre il godimento pulsionale è un godimento del corpo sessuato ma al di fuori del linguaggio, divisione che nella struttura del parlessere è completamente essenziale: una di queste è fuori dal corpo, l’altra è fuori dal linguaggio. E se diciamo che il godimento orale è fuori dal linguaggio dobbiamo descrivere come questo godimento orale, fuori del linguaggio, s’introduca invece nella funzione del linguaggio. Capite bene come sia qualcosa di molto complesso. Per cercare di cogliere tutto ciò, prenderemo prima di tutto la dimensione del nutrimento, del bisogno vitale, che metteremo a lato, che tireremo via completamente. L’altro elemento prenderemo anche, la Domanda, che è un fatto di linguaggio, fatto di parola che l’ho indicato, si riproduce in spirale perché appunto una domanda si sussegue all’altra costantemente e, illustrato da Lacan attraverso il toro. Il toro è un tubo, come un pneumatico con all’interno un buco, c’è un buco in questo pneumatico ed è là che s’iscrive la lettera x che manca nella domanda.

Attenzione, è una lettera, non è un significante. Questo è il secondo punto. Il terzo punto è quindi, come da la Domanda, come da $ punzone di grande D, si passa alla scrittura di $ punzone di piccolo a. La prima scrittura riguarda la pulsione, la seconda è il fantasma e il terzo è il fatto clinico, è la funzione fallica e il desiderio. Vedete bene come la situazione clinica che vi ho descritto, tenendo sempre presente dietro la bulimia, abbiamo tre fasi separate da descrivere. Quello che avviene nella domanda, e abbiamo insistito su questo, è la costituzione di un reale. $ punzone di grande D designa un reale e, come ogni reale, si trova fuori dal linguaggio. Allora come entrare nella funzione del linguaggio attraverso una manifestazione che, come sottolinea Freud, descrive appunto Freud come qualche cosa che viene dall’interno, ossia un energia che ha per origine il nostro interno. Ma da uno apparecchio che fabbrica questa energia. E questo potete trovarlo in Freud nel Progetto, dove dimostra che c’è un apparecchio psichico con una funzione di filtro e, che va a confrontare ogni sollecitazione percettiva con il sistema interno, e in questa comparazione analizza se questo corrisponde ad una traccia di ricordo di piacere o di dispiacere. Anche questa è una costruzione, e dal punto di vista di Freud, la costruzione del giudizio, è paragonare questa percezione con l’immagine di un ricordo di piacere. L’interesse di questo tipo di descrizione dell’apparecchio psichico è che esistono dei sistemi di difesa, difesa contro un eccesso di piacere o di dispiacere e, mostrare anche, come vi sia da qualche parte una traccia di Das Ding, la Cosa, una traccia che allo stesso tempo è vuota. La nostra questione in quanto lacaniani è sapere che cosa questo reale, questo x, che cosa avviene di questo reale. Resta un reale, un impossibile? produce delle conseguenze? e che conseguenze ha anche nella relazione tra il bambino e la madre. Sapete che vi sono degli essere umani che non sopportano assolutamente la frustrazione, tormentati lungo il corso di tutta la loro vita dalla frustrazione attraverso l’insoddisfazione, ecc. Altri, invece, che sono sereni, non tormentati dalla frustrazione, l’accettano, vivono serenamente. Vi sono donne che sono sempre agitate a causa di una perdita, perdita che considerano ingiusta, altre che la accettano, vi convivono.Intuitivamente comprendiamo come in questo caso vi sia in base al rapporto con il reale, una vita serena o tormentata. Questa è la conseguenza della pulsione. Fin dall’origine abbiamo un problema e, potete cominciare una vita tormentata molto presto. Ciò che risponde di questo reale è qualche cosa che il bambino non può trovare da solo, ma è qualcosa contenuta nella parola della madre, qualche cosa contenuta nella parola inconscia della madre. Diversamente detto, che questo reale, questo x dall’inizio, possa essere simbolizzato, ossia che questo reale possa passare dal lato del simbolico. Certo che, la relazione erotica del bambino con la madre favorisce questo transfer, insomma, in nome di un piacere erotico corpo a corpo il reale diventa sopportabile in quanto diventa qualche cosa che simbolicamente manca. Ma non è evidentemente soltanto il corpo a corpo erotico che scatena questo perché fin dall’inizio vi partecipa anche il desiderio della madre. Allo stesso modo, il desiderio della madre da cosa è scatenato? esso funzionerà in base a una mancanza, dal momento che il desiderio della madre è determinato da una mancanza. E la bambina potrà eventualmente investire nel suo essere ciò che alla madre manca, ossia, corrispondere alla mancanza del desiderio della madre. La bambina può diventare ciò che alla madre è mancato. Vedete bene come in questo passaggio, che vi spiego proprio passo a passo, vi è fin dall’inizio un fenomeno doppio del discorso a livello del desiderio, qualcosa che avviene nella catena significante del bambino e della madre, e contemporaneamente un altro fenomeno di cui posso lamentarmi che da noi non si insiste molto, presso i lacaniani non presso Lacan, forse è stato dimenticato, ossia l’identificazione della bambina con la madre e, della madre con la bambina, ossia un identificazione reciproca, quello che accade nell’incesto non si tratta solo di un fatto sessuale, ma un fenomeno di sessuazione. Perché è evidente che se la bambina è in un processo di identificazione con la donna desiderante, e dovrei complicare ancor di più la situazione perché tra il bambino e la “cosiddetta madre”, fin dall’inizio c’è la donna e la madre, quella che nutre e quella che ama, quella che nutre e quella che desidera. Prima eravamo nella complessità della lingua ora in quella della relazione primitiva e, il merito di Lacan è di aver introdotto nella clinica psicoanalitica la funzione del desiderio della madre, con il suo oggetto e la sua mancanza. Vedete che queste cose non si possono ridurre ad uno schema.  Nella nostra clinica siamo obbligati a cercare lungo tutte queste vie, ossia di ascoltare sotto differenti livelli musicali. Non possiamo accontentarci di un tratto. Dunque, tutto questo processo, di nutrimento corpo a corpo, di identificazione, di sessuazione, ecc, avviene a livello del linguaggio, e in più a livello di sensazioni corporee, segni corporei che resteranno. Perché amiamo di più essere toccati in una parte del corpo invece di un’altra. La topografia erotica non è comune a tutti, ognuno ha la propria specialità in questo campo, dalla testa ai piedi. E poi vi è quell’altro marchio, quello creato nel linguaggio dal buco della domanda. Lacan ci ha insegnato, e credo che sia veramente fondamentale, che al di là della domanda vi è qualche cosa, qualche cosa che vi è un marchio di amore, ma anche il marchio del significante del desiderio della madre. Vi offro un’illustrazione negativa molto frequente nella nostra clinica, ossia la bambina tra le braccia di una madre melanconica. Sappiamo che è una catastrofe, ossia che la madre depressa pensa soltanto alla propria depressione, al suo narcisismo completamente sgonfiato, dubita molto circa le sue capacità di allevare il bambino, tutte preoccupazioni che non riguardano la presenza della bambina. E di fronte alla madre depressa la bambina non è l’immagine della gioia e, per tutta la sua vita, la bambina cercherà di restaurare nello sguardo dell’Altro la gioia del suo apparire che non potrà mai restaurare. È questo l’al di là della domanda, è questa possibilità che è un processo di identificazione tra la bambina è il significante del desiderio della madre. “Sono proprio la bambina che mia madre ha voluto”, quando funziona così va bene, “ma non ho mai trovato favore ai suoi occhi”. Questa è la madre depressa, è un marchio che resterà profondamente iscritto nel discorso e si traduce in sintomi curiosi, ad esempio, una giovane donna, bella, brava nello studio, ecc. ma ha sempre l’impressione di un’usurpazione. Il sintomo dell’usurpazione è terribile e, Freud lo riporta anche ne L’interpretazione dei sogni, sogni in cui si sbaglia negli esami;a cinquanta anni, il professore universitario, di notte ancora sbaglia, non supera i suoi esami. Ecco un sogno di usurpazione completamente terribile. Sogni in cui domani supererete un esame di matematica e non sapete più nulla di matematica, è terribile. Ma-tematic (ma thématique), la mia tematica. Vedete bene come s’iscrive nella lingua, niente a che vedere con le formule, la mia tematica. Ci sono quindi questi due tempi assolutamente essenziali e, che tra questi due tempi,vi è il transfer da x a piccolo a, ossia, se la lettera che manca alla mia domanda, può trasformarsi nel fatto che posso essere questo oggetto del desiderio dell’Altro.   Questa cosa che manca nella mia domanda, costituisce l’al di là della domanda, piccolo a che diventa l’oggetto del mio desiderio, l’oggetto orale del mio desiderio, può iscriversi nel desiderio dell’Altro? Comprendete bene con facilità che nel desiderio orale non avrete mai un soddisfacimento pieno e totale. Tra poco andrete al ristorante, mangerete forse qualcosa di buono ma, mancherà qualche cosa. Per questo motivo la gastronomia è un progetto infinito, non avrete mai il piacere perduto, quello che avete conosciuto una volta. La gastronomia è quella scienza che pensa di dover soddisfare il piacere, il bisogno, e l’al di là. È senza fine, potete sempre migliorare qualcosa; comunque è molto meno triste della psicanalisi. Nella psicanalisi la questione che si pone è se l’incidente che può aver luogo con la madre depressa, quello tra x e petit a, è riparabile. Appartiene all’ordine di qualcosa che si può riparare, ma bisogna che soprattutto lo psicanalista abbia capito qualche cosa, per cui questo studio sulle pulsioni, e poi, secondo punto, che il paziente abbia deciso di non godere del proprio trauma. Quindi ad ogni domanda di questo e di quello, esiste un al di là? ossia ad ogni reale della domanda corrisponde un simbolico ed è quindi nel registro del simbolico che interviene il significante del desiderio della madre. Ossia o esco in modo soddisfacente o sempre segnato dall’insoddisfazione, e qualsiasi sia il campo in cui ci sarà il mio interesse troverò sempre la stessa insoddisfazione. Allo specchio, il mattino, insoddisfazione; Incontro i miei colleghi, insoddisfazione; mangio, insoddisfazione; incontro mio marito la sera, insoddisfazione; vedo un film, insoddisfazione; ascolto uno psicoanalista, insoddisfazione, ecc. C’è un rimedio a tutto ciò? Vi è un rimedio a condizione che questa insoddisfazione no sia investita dal narcisismo. Se è narcisistica è molto difficile, Freud lo sottolinea, e questo ha spinto Freud a distinguere pulsione sessuale e pulsione dell’Io, perché considerava che la pulsione narcisistica fosse, da un punto di vista analitico, intoccabile. Quindi, con la libido narcisistica, spesso non possiamo fare molto e, non dovete stupirvi che presso gli analisti, la pulsione narcisistica continui a lavorare con tutte le difficoltà che nei nostri gruppi abbiamo. Non è un deficit dell’analisi ma riguarda l’impossibilità di lavorare questa dimensione.    Vi ho parlato di x, di piccolo a, ma c’è anche la questione della funzione fallica, che cosa avviene? La funzione fallica è trasmessa dal significante del desiderio della madre. Ci sono più tempi, possiamo immaginare che vi sia il tempo del fallo immaginario, uno quello del fallo simbolico, un tempo del fallo reale, perché Lacan, nel seminario La relazione d’oggetto ha diviso in tre parti frustrazione, privazione e castrazione, le tre fasi della mancanza fallica. Dobbiamo tenerlo iscritto nelle nostre orecchie per ascoltare. Questo si risolve nella formula dell’amore di Lacan che consiste nel dare ciò che non si ha. Lei non va a rompere le scatole al bambino con il suo desiderio ma da al suo bambino ciò che non ha, ossia per la bambina introduce la dimensione della mancanza. Perché è chiaro che se il desiderio della madre è iscritto come desiderio fallico, la bambina non avrà la possibilità di identificarsi con la mancanza. Quindi, in un primo tempo, ci troviamo nel tempo freudiano chiamato pre-edipico; è quello che capita nel periodo preedipico, tutto ciò che vi ho descritto è nel periodo pre-edipico. E vedete bene come nel periodo pre-edipico avete già un bel certo numero di incidenti possibili. E possiamo anche chiederci perché miracolo arriviamo a superare questi rischi di incidente, senza incidenti gravi. Sono colpito molto spesso che vi siano delle persone che siano in grado di attraversare tutto ciò. L’interesse di questo è determinato anche dal fatto di tutte le descrizioni fatte da Freud in questo periodo, ossia della relazione primitiva del bambino con la madre. Nel 1931 Freud ha dovuto rivedere l’Edipo, dal momento che si era reso conto che per la bambina il tempo pre-edipico era fondamentalmente importante. È il tempo prima, e questo l’ha obbligato a rivederlo a proposito della bambina. E ci dice che tutte le rimozioni e tutte le fissazioni hanno luogo in quel momento. In fondo si potrebbe dire che l’Edipo non serve a nulla, che tutto è già fatto, già tessuto. Ma se serve a qualche cosa è proprio ciò che ci mostra la bulimia. Vi offro la diagnosi psicanalitica della bulimia: è qualcuno che non ha potuto iscrivere la propria pulsione nell’ordine fallico. La pulsione resta nella sua dimensione selvaggia, primitiva. Un giorno, nel mio seminario ho parlato della bulimia e, tra il pubblico c’era una mia paziente bulimica, e ho temuto che il giorno dopo nella sua seduta mi uccidesse. Le avevorivelato la dimensione selvaggia della sua pulsione. Quindi, la funzione del nome del padre, forse è ancora un po’ complicato per alcuni di voi, in realtà è molto semplice. Il nome del padre è ciò che mette in ordine il sessuale, è tutto, ciò che mette in ordine il sessuale e che allo stesso tempo mette la pulsione sotto la sua autorità, è questo il nome del padre, nulla di più. È come se il nome del padre mettesse un interdizione sulla pulsione perché da allora in poi la pulsione orale sarà sotto la condizione fallica, resta parziale, è una delle grandi definizioni di Freud, partecipa al sessuale e, per il fatto di essere sotto l’autorità fallica il nome del padre, è questa la sua interdizione dell’incesto, è quello di strappare la pulsione dell’economia materna per iscriverla in quella fallica. In questo modo avete la dimostrazione di questo schema che ho messo in basso,significa cosa? È a partire da questa strutturazione che il soggetto può costruire la stima di sé, cioè, non rimanere nella vergogna della pulsione. Vedete bene il cambiamento clinico che va ad operarsi. Ci troviamo ancora in una dimensione pericolosa, lo ripropongo diversamente per farvelo capire. Oggetto piccolo a in quanto organizzatore del fantasma, ma bisogna che questo fantasma non provenga direttamente dalla sua fonte pulsionale ma cada sotto il regime della funzione del nome del padre, ossia, che questo oggetto piccolo a funzioni nel senso di sessuale. Ma piccolo a puro nel sessuale è una perversione, che Freud aveva chiamato il piccolo perverso polimorfo. E con il nome del padre ne ha origine un piccolo a civilizzato. La funzione del padre tradizionale è civilizzatrice: non più la pulsione selvaggia ma l’oralità culturale civilizzata. Qui troverete la funzione della gastronomia. Perché che cosa continua a fare la bulimica? Apre la porta del frigo, mangia tutto quello che c’è dentro, importa poco il suo contenuto. Nemmeno c’è il menu, la carta. Vedete bene il lato selvaggio che c’è in questo, ma questo avviene perché il papà non è davanti alla porta del frigo, non ha interdetto l’incesto alimentare. Cinquant’anni fa, due casi di bulimia. Oggi ognuno ha incontrato questo fenomeno nella sua clinica, che cosa vuol dire questo? È il declino del nome del padre.

 

Trascrizione  a cura di Gabriela Alarcon

Non rivista dall’Autore