Frammenti… per l’invenzione di un sapere – “Sesso e politica – la politica del sesso” – 24/26 Ottobre 2019

 

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Per cominciare, vorrei illustrare l’Argomento che avevo proposto sul tema La logica del sesso, per le Giornate di Firenze (26 e 27 ottobre 2018) programmate in preparazione del XII Congresso della Fondation Européenne pour la Psychanalyse, che si sarebbe svolto il 24, 25 e 26 ottobre 2019 nel Palazzo dei Normanni a Palermo.

Avevo elaborato questo testo partendo da alcune considerazioni di Jacques Lacan, tratte da due dei suoi Seminari, per terminare con una mia breve conclusione.

« Nel seminario sull’Etica della psicanalisi, 23 Dicembre 1959, Lacan  si chiede se la scoperta Freudiana, l’etica della psicanalisi, ci lascia sospesi alla dialettica del desiderio e della Legge e se l’essere umano è mai stato capace di elaborare qualcosa che trasgredisca questa Legge, mettendolo in un rapporto del desiderio tale da superare quel legame di interdizione e introdurre, al di sopra della morale, un erotica. Lacan, sempre nel seminario sull’Etica, ricorda che Freud ha detto da qualche parte che avrebbe potuto parlare della sua dottrina come un’erotica e che non l’ha fatto per non cedere sulle parole; e giacché cedendo sulle partole avrebbe ceduto sulle cose, ha parlato della teoria della sessualità. Lacan aggiunge che è vero che Freud ha messo il semplice rapporto dell’uomo e della donna al primo piano dell’interrogazione etica, ma il meglio che le cose hanno potuto fare è di restare allo stesso punto, vale a dire per ciascuno a livello della propria verità.

Tutti conoscono l’aforisma di Lacan su quest’argomento, secondo il quale non c’è rapporto sessuale, ma nella prima formulazione, nel seminario del 10 maggio 1967, La logica del fantasma, per puntualizzare che si tratta solo di un empasse logica della sessualità dell’uomo, parla propriamente di atto: dire che ci siano rapporti con la verità che non riguardino l’atto sessuale, questo non è propriamente vero… Il vero concerne il reale, in quanto vi siamo implicati dall’atto sessuale, da questo atto sessuale di cui avanzo, in principio, che non è sicuro che esista – benché ci sia soltanto esso ad interessare la realtà. Tutto ruota intorno alla difficoltà inerente l’atto sessuale… In questa relazione così distorta, nascosta, esclusa, messa in ombra, che è la relazione tra due esseri appartenenti a due classi, che sono definitivi per lo stato civile e per il distretto militare, ma che precisamente la nostra esperienza ci ha insegnato a vedere non essere assolutamente evidenti, per esempio per la vita familiare, e molto imbrogliati per la vita segreta. Forse che la psicanalisi ha mai portato qualche lume su questo tema tranne quello di avvertire che la molla della sua ragion d’essere, della psicanalisi intendo, risiede proprio nella difficoltà della donna e dell’uomo di reperirsi nella logica del sesso? ».

Volendo corredare l’Argomento con un frontespizio per la locandina, la scelta era caduta sul dipinto La nascita di Venere del Botticelli, perché trovandosi agli Uffizi

 

 

poteva bene identificare la città in cui si sarebbero svolte le Giornate e in più perché volevo ricordare un passo di J. Lacan nell’esordio del Seminario L’identificazione[1], dove, per significare proprio l’immagine fallica, ci parla di un’Afrodite che sorge dalle acque spumose del mare.

Qui si allaccia l’Argomento da me proposto per il XII Congresso della Fondation a Palermo con il nuovo titolo: Sesso e politica – la politica del sesso:

« Perché questa “intrusione della psicanalisi nel politico”?

Nel Seminario Il rovescio della psicanalisi, 11febbraio 1970, J. Lacan dice che tale intrusione può essere fatta solo riconoscendo che non c’è discorso, e non solo analitico, se non del godimento.

Nella sua prospettiva di un lavoro sulla verità, partendo dalla propria domanda, Come si dice sesso in greco?, quel giorno Lacan, sorvolando sulle parole greche genos e fusis, aveva trovato infine che sesso è sexus.

In latino esso si ricollega molto chiaramente a “secare”. Nel “sexus” latino è implicato che tutto si gioca intorno al fallo. Beninteso, nelle relazioni sessuali non c’è solo il fallo. Ma il privilegio posseduto da quest’organo è che in qualche modo se ne può isolare il godimento ed esso può essere pensato come escluso.

Si tratta di articolare ciò che è quest’esclusione fallica nel grande gioco umano della nostra tradizione, che è quello del desiderio… tradizione che lo pone per quello che è, l’”Eros”, la presentificazione della mancanza.

Oltre a implicare un gioco di godimento, l’evidenza che la prima spinta sessuale nell’uomo è prematura, non significa che è solamente l’autoerotismo organico a introdurre la distinzione (section) tra libido e naturaNella condizione favorevole che invece privilegia il discorso, non si tratta soltanto di parlare di interdizioni ma della semplice dominanza della donna in quanto madre, e madre che dice, madre a cui si domanda, madre che ordina, che istituisce al tempo stesso questa dipendenza del piccolo d’uomo. La donna mette il godimento nelle condizioni di osare la maschera della ripetizione. La donna si presenta qui per quello che fa, così, come istituzione della mascherata e insegna al suo piccolo a pavoneggiarsi. Lei conduce verso il “plus-godere” perché sprofonda lei, donna, le sue radici nel godimento stesso.

È così che i mezzi di godimento sono aperti sulla base del principio che egli abbia rinunciato al godimento chiuso ed estraneo alla madre.

Qui verrà a inserirsi la vasta connivenza sociale che rovescia quel che potremmo chiamare differenza dei sessi al naturale, in “sessualizzazione della differenza organica”.

Tale rovesciamento implica il comune denominatore dell’esclusione dell’organo specificamente maschile.

Il maschio da quel momento è e non è ciò che è rispetto al godimento. Al tempo stesso la donna si produce come oggetto appunto per il fatto di non essere ciò che l’uomo è, differenza sessuale da una parte, e dall’altra essere ciò a cui egli rinuncia come godimento.

In questa economia politica del godimento, il comune denominatore dell’esclusione dell’organo specificamente maschile, è dato come un elemento di struttura, comune all’uomo e alla donna, che deve orientare la logica sessuale di qualsiasi coppia umana.

Così, grazie alla simultanea trasmutazione dell’organo in lettera, ogni pratica dell’inconscio è riconducibile a un gioco letterale di cifratura, esercizio dove il godimento prima escluso ritorna nell’invenzione dello scritto, come un nuovo sapere; è in questo senso che l’inconscio è la politica».

 

Io spesso ho parlato dell’inclinazione del drammaturgo Pirandello al ragionamento, attitudine che caratterizza certi suoi personaggi, perché vi si abbandonano al punto da farceli distinguere come ragionatori.

Essi sono così coinvolti nella foga del ragionare, che ad un certo punto non si distingue più se la coazione a ragionare sia un tratto singolare che identifica certi personaggi o se l’esercizio del ragionamento sia esso stesso un personaggio. Si ha infatti l’impressione che, nel Teatro di Pirandello, pur passando da una commedia ad un’altra e cambiando ruolo nei successivi personaggi, sia il ragionamento in quanto tale a proseguire ostinato.

Ascoltando qualche antico documento sonoro, si può notare come Pirandello sia lui stesso incline, come persona, al ragionamento, tale da assumere nel suo eloquio i modi di quel discorrere sommesso, con una voce fioca, fessa ma inarrestabile.

Di lui si racconta un aneddoto legato alla sua ultima dimora di Via Antonio Bosio, a ridosso della via Nomentana, una zona allora in espansione edilizia.

Di fronte alla finestra del suo studio c’era una palazzina in costruzione con le impalcature, da dove i muratori potevano distintamente osservarlo al lavoro nell’esercizio della scrittura.

Pirandello nel fervore della creazione drammaturgica, poiché inventando impersonava recitando ad alta voce le varie parti dei personaggi, era così infervorato a ragionare, che i muratori che lavoravano di fronte, potevano osservarlo distintamente presso il suo scrittoio mentre tutto solo, identificato ai personaggi del suo teatro, discuteva animosamente gesticolando, e a vederlo e sentirlo gesticolare e vociare come un matto si sbellicavano dalle risate.

Dopo una lunga e feconda esperienza di narratore, una volta entrato con entusiasmo in questo clima esclusivo e totalizzante della drammaturgia e del teatro, l’Autore ha voluto offrire una nuova opportunità a certi personaggi con la vocazione al ragionamento, già esistenti nella novellistica come Ciampa per esempio, per dare loro questa possibilità dialogica del teatro che non avevano potuto esprimere a pieno nella narrativa.

A me sembra che questa passione di Pirandello per il ragionamento, incarnato dai suoi personaggi, possa essere ricondotta al monologo che si osserva nei bambini quando restano soli.

Monologo che è generalmente caratterizzato dalla prevalenza dell’articolazione sintattica. Il bambino parla sovente con i soli sintagmi, e basta ascoltarlo bene, da vicino, per accorgersi che, se non si ricava niente da quello che dice, è perché si tratta di un puro gioco di sintagmi, che fa a meno di parole dotate di senso. Il bambino articola i sintagmi del suo monologo allo stesso modo in cui manipola con destrezza i ciottoli e qualunque altro oggetto che si presti al suo gioco.

Ciascuno di questi oggetti è come se rappresentasse un personaggio nella pantomima delle relazioni sociali, quella che il bambino vede in atto nell’ambiente in cui si trova immerso, della quale intuisce qualcosa senza capire a fondo quello che gli accade intorno; egli tuttavia compensa il senso mancante con una sua invenzione, a volte così ricca che va molto al di là di ciò che banalmente agiscono le persone che gli stanno intorno. Paradossalmente, il risultato è un eccesso di senso non distinguibile dal non senso.

Ho osservato con molta attenzione i miei nipotini ancora infanti e ricordo che in certi momenti, mentre noi eravamo seduti a conversare, si avvicinava uno dei piccoli e iniziava a fare dei ragionamenti, ti dava l’idea che ti dicesse qualcosa ma non ti diceva nulla, perché non parlava con te o con qualcuno dei presenti, ma con tutti e con nessuno, perché era tutto ingaggiato con il suo stesso ragionare: era un puro gioco, una performance dove i sintagmi venivano sveltamente volteggiati come fossero dei ciottoli.

Da bambino restavo ammirato dalla destrezza di alcuni miei coetanei che erano molto abili con le mani nel fare girare i ciottoli. Io non ci sapevo fare, ma ricordo qualcuno dei miei compagnucci che prendeva dei ciottoli e ne metteva uno sul dorso della mano, lo tirava in aria e istantaneamente con la stessa mano, prima che il ciottolo lanciato per aria ritornasse sul palmo, ne raccoglieva un altro da terra sicché nella stessa mano se ne ritrovava due; quindi lanciava i due ciottoli per aria per accoglierli sul dorso non prima di averne raccolto con la stessa un terzo da terra…e così di seguito.

Un’abilità eccezionale, che mi fa accostare questo gioco dei ciottoli all’articolazione sintagmatica dei bambini quando parlano senza dire nulla, mimando la trama dei rapporti sociali che intuiscono nelle persone che stanno loro intorno.

Basta osservarli con un po’ di attenzione per vedere come ciottoli, o altri oggetti che siano, divengono elementi del suo monologo; dico monologo ma si può constatare che il bambino, come nel teatrino delle marionette, diventa lui il burattinaio dei suoi ciottoli, attribuendo un ruolo ad ognuno di essi.

Si tratta dunque di dialoghi fatti di puri legami sintattici in un contesto mimetico di rapporti sociali.

Tutto questo funziona con la più grande leggerezza e fluidità, uno e due, uno e due, uno e due, fino al momento in cui sorge qualcosa di reale che viene a guastare il gioco, a causa di una coalescenza intollerabile tra qualche cosa di nuovo, sconosciuto, che viene dal reale, e la qualche giravolta di quei ciottoli che il bambino ha in mano e lascia bruscamente cadere all’improvviso: in quanto questo malvenuto erotico del piccolo d’uomo non trova alcun riscontro con l’altro, chiunque esso sia della sua prossimità; ma soprattutto non entra in rapporto con l’altro grazie al quale si trasmette la parola, la madre.

La crisi nel piccolo Hans ha inizio quando comincia a sentire qualcosa di reale nel suo corpo, qualcosa di nuovo, indipendente dalla sua volontà: un’erezione, inspiegabile seppure “divertente”.

C’è qualcosa che non quadra più, che viene dal reale del proprio corpo, perché è inspiegabile per il bambino che non trovi corrispondenza in rapporto al primo grande Altro che è la madre. Si rivolge alla propria madre che le sta facendo il bagnetto, avendo cura di non toccarlo in quel punto, chiedendole perché non ci metta il dito; e la madre cosa fa? Gli dice che è una “sudiceria”[2] e lui non capisce, è tutto qui il dramma di Hans perché questo qualcosa di estraneo in lui non trova rapporto con l’altro attraverso cui la parola si trasmette.

La madre è l’Altro reale, luogo della parola, che incarna il primo grande Altro, quella che pure dice quel No, proprio quel No tramite il quale si valorizza il Nome.

È più facile in francese l’assonanza tra Non e Nom tra No e il Nome che si valorizza e diventa valore di scambio nella rete sociale.

In quel momento cruciale è il gioco con la giravolta con tutti i suoi legami che, essendo rigettato, passa sotto, nel senso della rimozione, venendo a costituire il centro di attrazione di ogni riserva inconscia: è quel significante, S, indice 2, S2, che passa sotto, mentre il rimprovero della madre che fa senso è il significante indice 1, S1.

Lacan parla esplicitamente della costituzione di questa riserva inconscia nel Seminario XXI: È un deposito. È il sedimento che si produce in ognuno quando comincia ad abbordare quel rapporto sessuale al quale sicuramente non arriverà mai, qualunque educazione gli si dia… Quando egli comincia, l’essere parlante, non ha la minima idea che è un soggetto. Egli conta 1 e 2, conta, con questo uno e questo due, ciò che si vuole ma non conta se stesso, e come 3 prova a metterci invece qualsiasi cosa ma infine non può metterci altro che ciò che ha forgiato i primi due, cioè se stesso, il bambino… è un buon pretesto a fare entrare il reale velandolo completamente: è proprio un bambino il Reale. ( J. Lacan, 12 febbraio 1974).[3]

Direi allora che il tre è un bambino rigettato, che porta con sé quel frammento di discorso che fino a quel momento lì, in un contesto di pura invenzione, imitava i rapporti di coloro che gli erano vicini, giocando un gioco di cui non conosceva le regole.

Certo nella sua mimesi, fino a un certo limite, egli non sapeva di cosa parlava, giacché tutti questi ragionamenti gli venivano dall’Altro e lui forse non ne conosceva il senso fino in fondo.

Egli tuttavia da abile burattinaio, animando i ciottoli l’uno con l’altro, attraverso un gioco di pura fantasia, aveva appreso a inventare liberamente i rapporti di se stesso e coloro che gli stavano intorno, sicché nell’esperienza del rigetto è un qualche frammento bizzarro che viene a cadere e con esso è egli stesso che è rigettato come reale, quando, a quel punto, i ciottoli gli cadono di mano.

In questo cadere sotto “Ci sarà tuttavia qualcosa che si imprimerà vale a dire non il tre, perché il tre è sempre velato, si sottrae, il tre [il reale, il bambino rigettato, vogliamo dire il soggetto evanescente?] è il supporto. Ci sarà S2, S indice 2. Due S, due significanti, grande S, [S1 e S2] che si imprimeranno in quel momento lì e che daranno, lungo la via del puro caso, cioè di ciò che zoppicava nei suoi rapporti con quelli che erano lì per presiedere alla sua educazione, la sua formazione, si formerà questo sapere. Questo sapere indelebile e nello stesso tempo assolutamente non soggettivato, si formerà questo sapere, impresso là da qualche parte, proprio come in Aristotele l’alfa il beta e il gamma e sarà questo l’inconscio e il bambino non avrà nient’altro, come diceva quel personaggio che passava la dogana [che rispondeva al doganiere che lo interrogava su certa merce scovata nel bagagliaio] dicendo, “questo è il nutrimento per la mia capra” e dopo che il doganiere gli diceva: “Ascoltate è stupefacente perché ci sono soltanto redini qui …” il nostro personaggio rispondeva: “Infine è così, se c’è solo quello per lei, essa non avrà nient’altro…”[4]  Evidentemente si tratta di una risposta arguta al doganiere che aveva sgamato un commercio di contrabbando.

Bisogna leggere tutto il caso del piccolo Hans per capire quanto ci fosse a zoppicare nel rapporto del piccolo Hans con la madre e con il padre, con la madre perché era presa da un desiderio folle, incolmabile, con il padre perché era considerato troppo debole dal piccolo Hans.

Che il sapere inconscio è originato dalla prima impressione di questi significanti S1 e S2, Lacan lo spiega proprio nel seminario XI quando parla di alienazione.

È proprio nel Seminario sui Quattro concetti fondamentali della psicanalisi l’elaborazione teorica dell’esperienza, che ha il bambino, di questo reale che sorge all’improvviso e fa sì che tra i significanti con i quali egli gioca si imprima S1, che è quel detto della madre, “sudiceria”: il primo detto della madre è la legge che decreta. Con l’intervento di questo primo significante, S1, che sorge e conferisce alla madre la sua oscura autorità, passa sotto nell’inconscio il primo significante rimosso, S2, sul quale si edifica tutta l’impalcatura della rete inconscia[5].

Nel caso felice in cui la madre vuole con la sua testolina proferire alcune nutazioni, (19 marzo 1974)[6] cioè dei movimenti del capo appena percettibili accennati dalla madre al figlio, con i quali la madre riesce a trasmettere al bambino, al di là del suo personale oracolo paralizzante, la legge del Nome, allora la predilezione del ragazzino per quei giochi non cessa.

Sotto la forma di giochi sintattici si ritrova anche nell’età adulta dove Questi giochi pertengono al campo che noi chiamiamo preconscio, ma che fanno, se così posso dire, il letto della riserva inconscia – da intendere nel senso di riserva di Indiani, all’interno della rete sociale”.[7]

È bella questa frase di Lacan per definire il preconscio, costituito dall’insieme di ogni possibile ragionamento nel rapporto sociale con l’altro, come una riserva cui attinge l’inconscio per tutte le sue produzioni. Se non ci fosse questo letto ragionativo del preconscio non avremmo quel materiale linguistico, letterale di cui si serve l’inconscio per mettere in cifra.

Del resto è quello che incoraggiava Freud a mettere in esercizio, quando diceva al sognatore che raccontava un sogno, di continuare ad associare, di parlare liberamente, perché soltanto da questa “riserva” potevano venir fuori quei frammenti, utili al lavoro combinatorio dell’inconscio che, per poter arrivare ad una cifratura, si regge sull’economia politica della lettera.

  1. Lacan nel seminario La logica del fantasma[8], introducendo la tematica della difficoltà inerente all’atto sessuale, nella sua struttura di atto… in questa relazione cosi distorta, nascosta, messa in ombra, che è la relazione tra due esseri appartenenti a due classi che sono definitivi per lo stato civile e per il distretto militare e che definisce l’uomo e la donna, è in quel momento li che gli viene in mente che occorrerebbe porsi la questione che … se Freud ha scritto da qualche parte che “l’anatomia è il destino”… ci sarà forse un momento in cui, quando si sarà ritornati alla piena percezione di ciò che Freud ha scoperto si dirà – io non dico nemmeno “la politica è l’inconscio” – ma semplicemente: “L’inconscio è la politica”. Voglio dire che ciò che lega gli uomini tra di loro, ciò che li oppone è precisamente da motivare con ciò di cui noi attualmente tentiamo di articolare la logica (10 marzo 1967).

I due termini di cui sta articolando la logica J. Lacan in questo Seminario, La logica del fantasma, sono proprio gli elementi con cui si struttura l’economia politica di ogni rapporto soggettivo.

Non c’è un godimento unificante del corpo, perché le pulsioni sono irriducibilmente parziali in quanto abitano, di questo grande Altro, del corpo, gli orifizi, che hanno tutti una struttura di bordo, orientata in modo da operare con un vero e proprio taglio, che la pulsione prende in prestito dal taglio operato dal significante. Questo spiega il legame strutturale della pulsione con la funzione del significante, disegnato topologicamente da Lacan con la piccola losanga, à, che lega gli elementi dei due prodotti dell’operazione soggettiva: del fantasma e della pulsione.

Operazione che si svolge in un eterno movimento altalenante tra l’essere e il senso, tutto compiuto alla ricerca di qualcosa che risponda nel grande Altro, nel corpo, in modo compiuto e unitario; ma questo rapporto dell’Uno con l’Altro, il corpo, lascia un resto irriducibile, che fa sempre fallire il rapporto sessuale come atto totalizzante, che sia logicamente scrivibile.

Nel Seminario La logica del Fantasma, tutto questo è raffigurato topologicamente su un segmento di retta dove l’Uno si ribalta sull’Altro producendo un resto irriducibile:

 

 

1 su A = a. Il ricoprimento dell’Uno sull’Altro produce sempre un resto, quello che Lacan ha designato come oggetto piccolo a causa del desiderio. È soltanto illusorio ricercare un rapporto unificante, non solo nella relazione uomo donna ma in qualsiasi relazione sessuale.

Come non c’è nulla nell’inconscio che risponda alla possibilità di identificare distintamente ciò che biologicamente si definisce l’essere della donna e l’essere dell’uomo, il rapporto dell’una con l’altro è riconducibile soltanto a quello che è in atto nella logica del fantasma.

È dunque il “fantasma” ciò di cui in quel momento Lacan tenta di articolare la logica, articolazione che lascia perdere il campo preteso centrale dell’Uno dell’unione sessuale in quanto l’atto sessuale implica l’elemento terzo a tutti i livelli cioè, per esempio, ciò che si chiama la madre…, in ogni caso interdetta, che per questo resta sempre presente nel desiderio; o ancora il fallo, che deve mancare a colui che ce l’ha… questo fallo che diviene l’essere del partner che non ce l’ha.[9]

C’è sempre lì la madre come un elemento terzo, in ogni rapporto umano, sicché la madre interdetta resta presente nel desiderio. Come pure proponendo questa foto della Venere di Botticelli, dicevo che evoca il sembiante del fallo, sicché questa immagine incantevole della donna diviene per l’uomo il fallo, l’altro elemento terzo nel rapporto.

Di conseguenza, divenendo spigolosa l’idea di un processo di partizione che permetta di fondare ciò che si chiamano i ruoli, Lacan  propone un’altra congiunzione: si tratta del rapporto del grande Altro con l’oggetto piccolo a, vale a dire dell’Altro, del grande Altro, sul registro, sulle tavolette del quale si scrive tutta questa avventura – questo registro e queste tavolette che non sono altro che il corpo stesso. Questo rapporto dell’Altro con il partner che gli resta, “il piccolo a”, vale a dire la vostra sostanza, la vostra sostanza di soggetto, in quanto come soggetti non ne avete alcuna se non questo oggetto caduto dall’iscrizione significante (24 maggio 1967).[10]

Per parlare un po’ con chi è fuori da questo tipo di linguaggio, Lacan sostiene che il grande Altro non è che il corpo, come luogo dei significanti, in una concezione che dà la preminenza al linguaggio rispetto alle cose.

Non solo Lacan ma gli esponenti della logica matematica e della fisica moderna, Einstein, Wittgenstein, Niels Bohr… sostengono che il linguaggio non sta lì a designare le cose ma le fa, producendo tutto un sistema di rapporti tra le cose, che li fa esistere in un universo ben ordinato di fatti, che sarebbe inconcepibile se noi non fossimo l’humus dell’universo del linguaggio.

Allora il grande Altro, il corpo, per Lacan è il luogo in cui s’inscrive il linguaggio per mezzo della marca, del tratto o anche dell’incisione, come nel tatuaggio, nel sintomo, nella flagellazione… che sono tramite di godimento.

In principio l’Altro è il corpo della madre per il bambino, da cui riceve il proprio stesso messaggio che trova eco sul proprio corpo sotto forma invertita; sicché sarà poi sempre il corpo, il luogo dove si inscrivono i significanti.

Basta pensare ai sintomi dell’isterica o dell’ossessivo, non sono che l’iscrizione sulle tavolette del corpo di ciò che si configura come sintomo. Il rapporto del soggetto con il grande Altro lascia un resto che cade, l’oggetto piccolo a: vale a dire che l’Altro, il corpo, si può godere solo a pezzi.

Un mese più tardi sempre nello stesso seminario, ricordando che, ciò che è al centro della nostra ricerca [di analisti] è qualche cosa che passa per le vie della struttura, le incidenze del significante nel reale, in quanto vi introduce il soggetto egli torna alla questione principale dicendo che tutto gira intorno alla difficoltà inerente all’atto sessuale, (7 giugno1967)[11].

Riguardo a questa prima formulazione del rapporto uomo donna, “non c’è atto sessuale”, che precede quello che sarà il noto aforisma “non c’è rapporto sessuale”, essa ha il merito di spiegare che si tratta di un impasse logica perché, Lacan, dicendo non c’è atto sessuale intende, per atto, un atto consustanziato dalla parola. Come l’atto di Cesare nel momento di valicare il fiume Rubicone fa tutt’uno con l’enunciazione: “Alea iacta est”, il dado è tratto, perché a quel tempo chi varcava il Rubicone al capo di un esercito anche se romano diventava nemico di Roma; sicché l’atto di parola dà un senso al passaggio del Rubicone.

Che non ci sia atto sessuale è il buco, il nocciolo del reale che è al centro di tutto ciò che si può articolare della difficoltà dell’armonia sociale, difficoltà che a suo tempo ha preso il nome legittimo della lotta di classe.[12]

Che non vi sia atto sessuale è la prima formulazione di quel buco del reale che negli anni 70, legando l’inconscio al sapere, alla lettera e alla scrittura come possibilità di creazione del sapere inconscio, prenderà per Lacan la sua formulazione logica “non vi è rapporto sessuale”.

Con la concezione di un sapere che si inventa, Lacan è in linea con tutto quello che viene articolato dalla fisica moderna con Einstein e Niel Bohr, che sostengono che è con il linguaggio comune, per quanto epurato e formalizzato, che si costruisce la scienza: qualcuno ha mai visto i quanta della fisica quantica?

È tramite un’articolazione e la manipolazione delle lettere e dei numeri che noi possiamo conoscere come viene articolata la fisica quantica.

Da parte di Lacan all’epoca di questo seminario XIV, di questo schema dell’Uno e dell’Altro che egli rappresenta con un segmento di retta all’interno del quale fa ribaltare dei tratti, l’uno sull’altro, fa vedere come questo piccolo a è il resto irriducibile del rapporto dell’Uno con il grande Altro.

È di questo campo Uno di questo Uno fittizio a cui si aggrappa tutta una teoria analitica è lì che parla ogni verità in quanto per noi analisti non ha altra forma che il sintomo, vale a dire la significanza delle discordanze del reale e ciò per cui si dà questo sintomo…[13] il sintomo sorge proprio da questa impasse.

Di conseguenza direi che il sociale con il quale noi abbiamo a che fare è dell’ordine del dire, quello che si produce nell’analisi dove non fa che dire la verità, e di cui il “Discorso analitico” non è che il prolungamento.

Forse, pure le articolazioni con le quali i fisici hanno a che fare sono dell’ordine del dire; perché qualcuno ha mai visto l’atomo? Eppure noi tutti parliamo dell’atomo e degli elettroni che girano attorno, anche se ce li figuriamo, così come hanno fatto all’epoca, quando li hanno figurati con delle orbite, a immagine di ciò che avviene per il satellite luna attorno alla terra oppure per la rivoluzione dei pianeti attorno al sole.

Gli stessi fisici che, abitati dal linguaggio comune, hanno figurato l’atomo con le orbite degli elettroni e hanno scoperto i corpuscoli dei quanta dall’impressione che questi lasciano su una lastra fotografica, hanno sempre prodotto qualcosa che è dell’ordine del dire, seppur cifrato nella scrittura scientifica.

Ci sarebbe da chiedersi allora se l’aver concretizzato i numeri della matematica con il linguaggio ci riconduce sempre all’ordine della verità; è comunque della verità che si tratta con tutte le sue contraddizioni, quando ci chiediamo il perché.

Su ciò che ne è della verità c’è ragione di sapere. C’è ragione di sapere in quanto si tratta ad ogni istante di “inventare” per rispondere al suo tessuto di contraddizioni, alla verità, ed è per questo che il primo passo da fare è di seguirla in tutte le sue smorfie… Ciò che occorre, ciò di cui si tratterebbe, è di uscirne dalla verità! Allora io non vedo altro mezzo che quello di inventare, e per inventare nel modo buono, in modo analitico è il caso di affidarsi! (19 marzo 1974)[14].

È il caso di affidarsi a quel gioco di combinatoria che permette di creare il sapere inconscio di cui parlavamo. Questo è il rapporto tra sapere e verità, il sapere è ciò che si inventa in rapporto a questa verità per uscirsene, altrimenti si rimane invischiati nel sintomo.

Noi, con che cosa abbiamo a che fare nel rapporto analitico? Abbiamo a che fare con il sintomo, ma se, partendo da questa verità che è il sintomo per ciascuno di noi, diamo spazio a quella combinatoria, alla maniera proprio dei logico-matematici, giocando con le lettere come elementi di scrittura, riusciamo a inventare quel sapere che è un sapere inconscio.

Si tenta, così, di uscire da questa verità del sintomo tramite l’invenzione, che avviene nel rapporto analitico quando si mettono in gioco gli elementi significanti della lettera, in quella che chiamiamo la scrittura inconscia, perché è l’attitudine propria all’inconscio di mettere in cifra un sapere.

Vorrei chiudere con una citazione da un seminario più tardivo rispetto a questo, quello dell’11 gennaio 1977, L’insu que sait de l’une bévue s’aile à mourre “il non saputo che sa di una svista si gioca a morra” questa è la traduzione letterale, mentre la traduzione sonora dice un’altra cosa “il non saputo che sa dell’inconscio è l’amore”.

Proprio alla fine di questo Seminario, Lacan ci dice che, tuttavia, l’uomo non se la cava da questo affare del sapere. Questo gli è imposto da ciò che io ho chiamato gli effetti del significante, e non è a suo agio, egli non ci sa “fare con” il sapere. È ciò che si chiama debilità mentale di cui, devo dire, io non faccio eccezione, semplicemente perché ho a che fare con lo stesso materiale di tutti, e che questo materiale è ciò che ci abita…

Direi che è una riflessione come questa che mi ha ispirato il fatto che per ciò che riguarda il Reale, si vuole identificarlo alla materia – proporrei di scriverla così, “l’âme – à – tiers[Lacan parla di materia  proprio quando si riferisce a questi elementi letterali del linguaggio. La materia di cui parla, quella del linguaggio, è di quella sostanza di cui sono fatte le lettere del linguaggio, che ci abitano e che entrano nella combinatoria di quella speciale scrittura che ci permette di creare il sapere. Questa  scrittura rinvia alla topologia del nodo, che si oppone alla topologia spaziale della “seconda topica” alla quale, ci dice qui Lacan, Freud sarebbe stato trascinato da Groddeeck che] …nel suo “Libro dell’Es” dice che il Ça[15] [l’Es] è ciò che ci vive, mentre è bene evidente che il Ça [l’Es] dialoga e che è anche ciò che io ho designato con il nome grande A, e che c’è pure qualcosa d’altro che io chiamerei “l’âme à tiers[la materia]. “L’âme à tiers”che non è solamente il Reale, che è qualche cosa con la quale espressamente noi non abbiamo relazioni. Con il linguaggio noi abbaiamo verso questa cosa, è ciò che vuol dire S di (A barrato) è questo che vuol dire: che Ça [l’Es] non risponde. È proprio per questo che noi parliamo da soli fino a che sorge un Io, vale a dire qualche cosa di cui niente garantisce che propriamente parlando non possa delirare. Ciò che io ho sottolineato, come Freud d’altronde, che non c’è da guardare, da scrutare così troppo da vicino ciò che ne è della psicanalisi, e che, tra follia e debilità mentale, non abbiamo scelta[16].

 

È  così che conclude Lacan questo seminario del 1977, e io mi sono ricordato di un passaggio letterario, perché sono malato di letteratura.

Il disincantato artigiano di incantesimi Cotrone, l’ultimo prodotto dell’immaginazione febbrile di Pirandello – ho cominciato con la coazione al ragionamento di certi suoi personaggi e chiudo con un personaggio singolare dell’opera sua incompiuta, I giganti della montagnaCotrone, in quella magica dimora in cui sogno e realtà si compenetrano, enuncia queste parole: “Caro giovanotto, ognuno di noi parla, e dopo avere parlato, riconosciamo quasi sempre che è stato invano, e ci riconduciamo, disillusi, in noi stessi, come un cane di notte alla sua cuccia, dopo avere abbaiato a un’ombra”[17].

L’attrice ispirata protagonista di questa commedia, Ilse, che dedica tutto il suo essere, la sua carriera le sue sostanze e la sua vita, al Poeta che l’ha amata di un amore assoluto fino alla morte, è la fatale donna fulva che adombra l’attrice Marta Abba, amata perdutamente da Pirandello d’un amore tanto passionale quanto impossibile. Il rapporto sessuale che, loro malgrado, non ha potuto esserci tra l’Attrice e il Poeta era proprio quell’atto sessuale che strutturalmente non c’è.

Invece di dire con Groddeeck, che il “l’Es, ci vive”, dopo Lacan, diremo che noi siamo parlati dal Ça, noi siamo parlati dall’Es.

[1] Jacques Lacan, “L’identification”, 1961-1962, Seminario inedito.

[2] Sigmund Freud, “Analisi della fobia di un bambino di cinque anni”, Freud Opere volume 5, p.491, Boringhieri Torino.

[3] Jacques Lacan, “Les non – dupes errent”, 1973-1974, Seminario inedito.

[4] Jacques Lacan, cit.

[5] Jacques Lacan, “I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi”, 1964, Einaudi Torino 1979, pp. 207-219.

[6] Jacques Lacan, cit. “Les non – dupes errent”, 1973-1974, Seminario inedito.

[7] Jacques Lacan, “I quattro concetti fondamentali della psicanalisi”, 1964, Einaudi Torino 1979.

[8] Jacques Lacan, “La logique du fantasme”, 1966-1967, Seminario inedito.

[9] Jacques Lacan, cit.

[10] Jacques Lacan, cit.

[11] Jacques Lacan, cit.

[12] Jacques Lacan, cit.

[13] Jacques Lacan, cit.

[14] Jacques Lacan, Les non – dupes errent, 1973-74, Seminario inedito.

[15] “Ça” è la traduzione in francese da parte di J. Lacan del termine “Es” freudiano.

[16] Jacques Lacan, “L’insu que sait de l’une bévue s’aile à mourre”,1977, Seminario inedito.

[17] Luigi Pirandello, “I giganti della montagna”, Maschere nude, Volume secondo, p. 1360, Arnoldo Mondadori Editore: 1958.

 


 

Fondation Européenne 

Pour la Psychanalyse

 

Palermo Palazzo dei Normanni Sala Piersanti Mattarella

 

XII Congresso 24, 25 e 26 ottobre 2019 

 Sesso e politica – la politica del sesso

XII Congrès 24, 25 et 26 octobre 2019

 Sexe et politique – la politique du sexe

 

Comitato scientificoComité scientifique : Graziella Baravalle, Renata

Barbieri, Juan Bauza, Gorana Bulat Manenti, Giampiero Belli, Simone Berti, Luigi Burzotta, Roland Chemama, Christian Hoffmann, Christine Dal Bon, Marcelo Edwards, Hélène Godefroy, Cristina Jarque, Maria Pia Marangon, Ettore Perrella, Maria Concetta Pinto, Gérard Pommier, Claus Dieter Rath, Moustapha Safouan, Alberto Zino, Johanna Vennemann

 

Traduzione simultanea: italiano – francese e viceversa 

Traduction simultanée : italien – français et vice-versa

 

Chi desidera partecipare al Congresso può farlo 

inviando una e mail di richiesta al seguente indirizzo: luigi.burzotta@live.it

L’iscrizione al Congresso non può essere fatta sul posto, perché, dovendo predisporre una lista dei partecipanti per l’ingresso al Palazzo dei Normanni, ogni iscrizione dovrà essere regolata con molto anticipo entro il 30 settembre 2019.

Per ogni informazione: luigi.burzotta@live.it

 

Si vous souhaitez participer au Congrès, envoyez un e mail à l’adresse suivante : luigi.burzotta@live.it

N.B. L’inscription ne pourra pas se faire sur place, puisque le Palais des Normandes exige pour y accéder la liste des participants : vous veillez donc à bien vouloir régler votre inscription avant la date limite du 30 septembre 2019.

Pour tout renseignement : luigi.burzotta@live.it

 

Perché questa “intrusione della psicanalisi nel politico”?

Nel Seminario Il rovescio della psicanalisi, 11febbraio 1970, J. Lacan dice che tale intrusione può essere fatta solo riconoscendo che non c’è discorso, e non solo analitico, se non del godimento

Nella sua prospettiva di un lavoro sulla verità, partendo dalla propria domanda, Come si dice sesso in greco?, quel giorno Lacan, sorvolando sulle parole greche genos e fusis, aveva trovato infine che sesso è sexus.

In latino esso si ricollega molto chiaramente a “secare”. Nel “sexus” latino è implicato che tutto si gioca intorno al fallo. Beninteso, nelle relazioni sessuali non c’è solo il fallo. Ma il privilegio posseduto da quest’organo è che in qualche modo se ne può isolare il godimento ed esso può essere pensato come escluso.

Si tratta di articolare ciò che è quest’esclusione fallica nel grande gioco umano della nostra tradizione, che è quello del desiderio… tradizione che lo pone per quello che è, l’”Eros”, la presentificazione della mancanza.

Oltre a implicare un gioco di godimento, l’evidenza che la prima spinta sessuale nell’uomo è prematura, non significa che è solamente l’autoerotismo organico a introdurre la distinzione (section) tra libido e naturaNella condizione favorevole che invece privilegia il discorso, non si tratta soltanto di parlare di interdizioni ma della semplice dominanza della donna in quanto madre, e madre che dice, madre a cui si domanda, madre che ordina, che istituisce al tempo stesso questa dipendenza del piccolo d’uomo. La donna mette il godimento nelle condizioni di osare la maschera della ripetizione. La donna si presenta qui per quello che fa, così, come istituzione della mascherata e insegna al suo piccolo a pavoneggiarsi. Lei conduce verso il “plus-godere” perché sprofonda lei, donna, le sue radici nel godimento stesso.

È così che i mezzi di godimento sono aperti sulla base del principio che egli abbia rinunciato al godimento chiuso ed estraneo alla madre.

Qui verrà a inserirsi la vasta connivenza sociale che rovescia quel che potremmo chiamare differenza dei sessi al naturale, in “sessualizzazione della differenza organica”.

Tale rovesciamento implica il comune denominatore dell’esclusione dell’organo specificamente maschile.

Il maschio da quel momento è e non è ciò che è rispetto al godimento. Al tempo stesso la donna si produce come oggetto appunto per il fatto di non essere ciò che l’uomo è, differenza sessuale da una parte, e dall’altra essere ciò a cui egli rinuncia come godimento.

In questa economia politica del godimento, il comune denominatore dell’esclusione dell’organo specificamente maschile, è dato come un elemento di struttura, comune all’uomo e alla donna, che deve orientare la logica sessuale di qualsiasi coppia umana.  

Così, grazie alla simultanea trasmutazione dell’organo in lettera, ogni pratica dell’inconscio è riconducibile a un gioco letterale di cifratura, esercizio dove il godimento prima escluso ritorna nell’invenzione dello scritto, come un nuovo sapere; è in questo senso che l’inconscio è la politica.

 

Pourquoi cette  intrusion de la psychanalyse dans le politique ?

Dans le Séminaire L’envers de la psychanalyse, le 11 février 1970, J. Lacan dit qu’une telle intrusion ne peut se faire qu’à reconnaître qu’il n’y a de discours, et pas seulement analytique, de discours que de la jouissance.

Dans la perspective d’un travail sur la vérité, en partant de sa propre question,  (comment est-ce  qu’on dit, en grec, le « sexe ») Lacan, en passant sur les mots grecs genos et fusis, avait trouvé ce jour là, que sexe c’est sexus et qu’en somme… ça se rattache, mais très nettement, à « secare». Dans le sexus latin, il y a impliqué… que c’est autour du phallus que tout le jeu tourne… Car bien entendu, il n’y a pas que le phallus dans les « relations » sexuelles. Seulement, ce qu’il a de privilégié, cet organe, c’est qu’on peut, en quelque sorte, isoler sa jouissance. Il est pensable comme « exclu »…

La question est d’articuler ça, ce qu’il en est de cette exclusion phallique dans le grand jeu humain de notre tradition, qui est celui du désir… tradition qui le pose pour ce qu’il est, l’« Éros », la présentification du manque.

Que ce qu’on appelle chez l’homme la première poussée sexuelle… ça puisse impliquer en effet les jeux de la jouissance, il n’en reste pas moins que ce qui va introduire la « section » entre libido et nature eh bien ce n’est pas seulement l’auto-érotisme organique…

Par contre la faveur trouvée, en fonction de discours… il ne s’agit pas seulement de parler des interdits, mais simplement d’une dominance de la femme en tant que mère, et mère qui dit, mère à qui l’on demande, mère qui ordonne, qui institue du même coup cette dépendance du petit homme. La femme donne à la jouissance d’oser le masque de la répétition. La femme se présente en ce qu’elle fait, comme ça, institution de la mascarade, elle apprend à son petit à parader. Elle porte vers le plus-de-jouir parce qu’elle plonge ses racines, elle, la femme, dans la jouissance elle-même.

Les moyens de la jouissance sont ouverts, au principe de ceci qu’il ait renoncé à la jouissance close et étrangère à la mère. C’est là, à quoi doit venir s’insérer la vaste connivence sociale qui inverse ce que nous pouvons appeler au naturel différence des sexes en « sexualisation de la différence organique ».

Ce renversement implique le commun dénominateur de l’exclusion de l’organe spécifiquement mâle.

Le mâle dès lors est, et n’est pas ce qu’il est au regard de la jouissance. Et, de là aussi, la femme se produit comme objet, justement de n’être pas ce qu’il est d’une part – différence sexuelle – et d’autre part d’être ce à quoi il renonce comme jouissance.

Dans cette économie politique de la jouissance, le commun dénominateur de l’exclusion de l’organe spécifiquement mâle, est donné comme élément de structure, commun pour l’homme et la femme, qui doit orienter la logique sexuelle de n’importe quel couple humain.

C’est ainsi que, grâce à la transmutation simultanée de l’organe dans la lettre, chaque pratique de l’inconscient peut être ramenée à un jeu littéral de chiffrage, exercice où la jouissance premièrement exclue retourne dans l’invention de l’écrit, comme un nouveau savoir ; c’est dans ce sans que l’inconscient est la politique.

 

Fondation Européenne pour la Psychanalyse

Palermo Palazzo dei Normanni Sala Piersanti Mattarella

 

Giovedì 24 ottobre / Jeudi 24 octobre ore 11,00

Luigi Burzotta 

Inaugurazione Inauguration

 

L’ascendente della parola e del linguaggio nel sessuale

L’emprise de la parole et du langage dans le sexuel

 

Ore 11,30 Aspasie Bali

L’ordre sexuel, quoi de neuf ?

L’ordine sessuale, che c’è di nuovo?

Ore 11,50 Louis Sciara 

Les mutations contemporaines seraient-elles susceptibles de rendre obsolète le non rapport sexuel?

Le mutazioni contemporanee sarebbero suscettibili di rendere obsoleto il non rapporto sessuale?

Ore 12,10 Jean-Paul Hiltenbrand

Remarques sur la construction du sexuel chez le parlêtre

Note sulla costruzione del sessuale nel parlessere

12,30 DISCUSSIONE / DISCUSSION

 

Sessualità e politica / Sexualité et politique

Presidente Président Martine Lerude

 

Ore 15,00 C.-D. Rath  

La festa non deve finire mai / La fête ne doit jamais se terminer

Ore 15,20 Laura Pigozzi

Il corpo e la polis:L’iposessualità dei giovani

Le corps et la polis : l’iposexualité des jeunes

Ore 15,40 Isabel Cerdeira Gutiérrez 

Sessualità e politica: alcune questioni oggi / Sexualité et politique : quelques questions aujourd’hui 

Ore 16,00 Marcelo Edwards

La jouissance du victimisme: L’indépendantisme catalan

Il godimento del vittimismo: L’indipendentismo catalano

16,20 DISCUSSIONE / DISCUSSION

 

L’incontenibile creatività del femminile 

L’irrépressible créativité du féminin

Presidente Président Elisabetta Spinelli

 

Ore 16,40  Jean-Jacques Tyszler 

Faut il une écriture du fantasme au féminin ? 

Occorre una scrittura del fantasma al femminile?

Ore 17,00 Laura Chacon 

Chavela Vargas, un sujet entre exil et création

Chavela Vargas, un soggetto tra esilio e creazione

Ore 17,20 Houria Abdelouahed 

La politique du sexuel et le féminisme arabe

La politica del sessuale e il femminismo arabo

Ore 17,40 Daniel Syboni

Féminin, castration, création

Femminile, castrazione, creazione

Ore 18,00 DISCUSSIONE

Venerdì 25 ottobre / Vendredi 25 octobre

 

La pulsione e lo scoglio del godimento

La pulsion et l’écueil de la jouissance 

Presidente Président Johanna Vennemann

 

Ore 9,30 Gérard Pommier

Dans le lit, le loup est là ! / A letto, attenti al lupo!

Ore 9,50 Gorana Bulat-Manenti 

Le désir et son audace dans la ronde des fantasmes

Il desiderio e la sua audacia nella ronda dei fantasmi

Ore 10,10 Laura Kait

Fede dei figli, figlio della fede

La foi des fils, le fils de la foi 

Ore 10,30 Silvia Saskyn

La sexualité subvertie, La sessualità sovvertita

Ore 10,50 DISCUSSIONE / DISCUSSION

 

Il sesso nell’arte e nella letteratura 

Le sexe dans l’art et dans la littérature

Presidente Président Luigi Burzotta

 

Ore 11,10 Marilia Etienne Arreguy 

Le trait érotomane: narcissisme d’exception et symptômes contemporains

Il tratto erotomane: narcisismo d’eccezione e sintomi contemporanei  

Ore 11,30 Graziella Baravalle

Un ballo in maschera: un episodio della vita di Giacomo Casanova

Un bal masqué: un épisode dans la vie de Giacomo Casanova

Ore 11,50 Orsola Sveva Barberis

Salomé contre-figure de Judith ?

Salomè controfigura di Giuditta?

Ore 12,10 DISCUSSIONE

 

L’istanza della lettera nel sessuale 

L’instance de la lettre dans le sexuel

Presidente Président Giampiero Belli

 

Ore 12,30 Francois Morel  

Sexuation et fabrication de l’Autre / Sessuazione e fabbricazione dell’Altro

Ore 12,50 Sylvain Frérot

À propos de la disjonction entre l’organe et le signifiant

Sulla disgiunzione tra l’organo e il significante 

Ore 13,10 DISCUSSIONE / DISCUSSION

 

La politica del sesso / La politique du sexe

 Presidente Président Claus Dieter Rath

 

Ore 15,00 Rosa Navarro Fernández

Sexe: de la logique à la politique, de l’endogamie à l’exogamie

Sesso: dalla logica alla politica, dall’endogamia all’esogamia

Ore 15,20 Jeannette Abou Nasr Daccache 

Emprise et politique du sexe / Impossessamento e politica del sesso

Ore 15,40 Annick Galbiati 

Qu’est-ce qui gouverne le sexuel ? / Cos’è che governa il sessuale ? 

Ore 16,00 Izabel Szpacenkopf 

Destin et Contingence : Les embarras de la politique de la sexualité

Destino e Contingenza: Gli imbarazzi della politica della sessualità

Ore 16,20 DISCUSSIONE / DISCUSSION

 

In famiglia  / En famille

Presidente Président Gérard Pommier

Ore 16,40 Ettore Perrella

La famiglia e il miraggio della natura / La famille et le mirage de la nature

Ore 17,00 Marisa Fiumanò

Consolare la madre / Consoler la mère

Ore 17,20 Eric Drouet

L’inceste : une politique / L’incesto: una politica
Ore 17,40 Soraya Ayouch

Divin frémissement du désir au féminin et interactions familiales

Il divino fremito del desiderio al femminile e interazioni familiari 

Ore 18,00 DISCUSSIONE / DISCUSSION

 

Sabato 26 ottobre / Samedi 26 octobre

Il sesso nel discorso psicanalitico 

Le sexe dans le discours psychanalytique

Presidente Président Renata Barbieri

 

9,30 Roland Chemama

Sexe et pouvoir dans la psychanalyse contemporaine

Sesso e potere nella psicanalisi contemporanea

9,50 Giulia Lorenzini 

Psicoanalisi, opera di civiltà / Psychanalyse, œuvre de civilisation

10,10 Alexandra Escobar

Comment penser la responsabilité subjective dans la position féminine à la lumière du discours psychanalytique?

Come pensare la responsabilità soggettiva nella posizione femminile alla luce del discorso psicanalitico?

10,30 Federico Fabbri 

Voler sapere del non volerne sapere: godimento e trasmissione

Vouloir savoir du non vouloir savoir : jouissance et transmission

Ore 10,50 DISCUSSIONE / DISCUSSION

 

Ordinarie perversità / Perversités ordinaires

Presidente  Président Gorana Manenti

 

Ore 11,20 Alberto Zino

L’atto del capitalista / L’acte du capitaliste

Ore 11,40 Gabriela Alarcon

La politica dell’immagine: un godimento senza resto?

La politique de l’image : une jouissance sans de reste?

Ore 12,00 Alejandra Ruiz

La profanation de l’intimité / La profanazione dell’intimità

Ore 12,20 Laure Westphal

L’émergence du chemsex dans le monde contemporain

L’emergenza del chemsex nel mondo contemporaneo 

Ore 12,40 DISCUSSIONE DISCUSSION

 

La differenza / La différence

Presidente Président Roland Chemama

 

Ore 15,00 Hélène Godefroy

Désir féminin, désir masculin : quelle différence ?

Desiderio femminile, desiderio maschile: quale differenza? 

Ore 15,20 Simone Berti

Il corpo non ha né capo né coda / Le corps n’a pas ni tète ni queue

Ore 15,40 Gisela Avolio 



Il sessuale della differenza
/ Le sexuel de la différence



Ore 16,00 Florence Mery 

Le politiquement incorrect des jeunes enfants : à bon entendeur salut!

Il politicamente scorretto dei bambini: a buon intenditore poche parole!

Ore 16,20 DISCUSSIONE /DISCUSSION

 

Ore 17,00 ASSEMBLEA  ASSEMBLEE